Questo album ha suoni che vengono da lontano. È un cassetto dei ricordi svuotato sul tavolo. È una raccolta di canzoni senza tempo, che fluttuano fra il passato e il presente e a un primo ascolto non capiamo neanche se sono un’operazione attuale di ricostruzione di suono vintage o pezzi che appartengono veramente a un’altra epoca.
Poi ci chiediamo chi è Karen Black e, se il nome non ci dicesse niente, cerchiamo la sua immagine su Google e shazam! Siamo negli anni 70. Karen Black non è una cantante, è un’attrice che ha realizzato più di 100 film e serie TV, di cui almeno una manciata parte della storia del rinnovamento del cinema americano negli anni ’70, per diventare poi icona di riferimento per cineasti cresciuti nel suo mito, fino al ruolo di Mother Firefly nella “Casa dei 1000 corpi” di Rob Zombie, per dire. In questi film canta, a volte, ma non è una cantante che fa film, ma un’attrice che ha fatto musica.
Questo album è nato dall’elaborazione di un lutto. Cass McCombs, cantautore americano, ha avuto l’occasione di lavorare con Karen Black e con lei progettava di pubblicare un album, ma la vita doveva prendere una piega diversa: un tumore si porta via Karen nel 2013. Cass quindi, con l’aiuto del (quarto) marito Stephen Eckelberry, restaura con meticoloso lavoro i nastri originali, cercando a suo dire un prezioso “ago nel pagliaio” nella forma di qualche perla musicale da valorizzare, e si trova invece con “un pagliaio di aghi” di 17 brani.
Prendete queste canzoni e fateci la colonna sonora di un film. Ascoltatele in auto. Ascoltatele con chi amate, suonatele a un funerale, a un matrimonio, a un battesimo. Sono i gioielli senza tempo di una voce potente ed inequivocabilmente 70s che canta in auto a fianco di Jack Nicholson in “Cinque Pezzi Facili”, in “Nashville” di Robert Altman, che si cala un acido in un cimitero in “Easy Rider”. Sono la voce dietro quel viso magnetico dallo sguardo impossibile da evitare, che ha dato vita a centinaia di personaggi, molti di culto, in un modo o nell’altro.
Perle come “Sunshine of Our Days,” “Dreaming of You” e “Love Peddler”, registrate dal leggendario “Bones” Howe – produttore di grandissimi successi di Pop anni 60 e 70 – sembrano raggiungerci dalla radio di una decapottabile nelle prime scene di un film del 1969. “Your’re Not In My Plans”, “It All Turned Out The Way I planned It” e “Dreamland” sono struggenti melodie in cui riecheggiano suoni fra una “Bang Bang” e i toni Folk hippie messicaneggianti di Joan Baez e Grace Slick. Se avete una scena di combattimento mortale di kung fu in un film da girare in slow-motion, “Dreamland” è l’accompagnamento ideale. Ci si riaccende con la già citata “Dreaming of You,” prodotta da Howe, e il sole ritorna. Mentre “Well I Know You’re Lonely Now” potrebbe essere stata scritta da Neil Diamond e per un’esecuzione di Elvis o Josè Feliciano.
“Babe Oh Babe” vibra della vocalità potente di Karen che avrebbe potuto passare questo brano dal basso stile “Wrecking Crew” a Nancy Sinatra. La cover di “Question”, dei Moody Blues, si libera dell’introduzione barocca e ritmata dell’originale, per entrare direttamente nella parte più lirica, distillando con semplicità esecutiva una melodia senza tempo. “Thank God You’re Mine” è una dichiarazione d’amore Country-Folk che ci ricorda la spiritualità di Karen, anche se come seguace di Scientology. Da sapere che Karen di figlie ne ha avute due, e che la più grande, originariamente data in adozione, non ha saputo chi era sua madre fino al 2012, quando l’ha ritrovata per ricreare un legame durato un breve anno prima di vederla morire.
“If I Thought You’d Ever Change Your Mind” accompagnata dal clavicembalo è uno dei tre pezzi non scritti da Karen. Scritta da John Cameron e incisa dal gruppo Edwards Hand negli anni ‘60, è diventata però famosa nella versioni femminili di Cilla Black e di Agnetha Fältskog, una delle “A” degli ABBA, che la incise nel 2004.
“Passing Through” è un onirico viaggio in barca a remi sul lago. L’ultimo gioiello, registrato con Cass McCombs, è “I Wish I Knew The Man I Thought You Were”. Avrei voluto conoscere l’uomo che pensavo fossi, mi direbbe di non fidarmi dell’uomo che sei. Questo aforisma è il risultato degli anni turbolenti alla Northwestern University, che la Black lasciò non risparmiando polemiche, dove affinò le sue capacità di scrittura, facendo anche esperienza di dinamiche mentore-allieva con qualche non specificato professore. Il dolore residuo risuona in questo racconto di pentimento e risentimento. “Royal Jelly” è l’altro brano in cui l’affezionato curatore lascia traccia di sé nell’album, ed è anche il più delirante e psichedelico, malgrado non provenga dagli anni acidi di cui la Black è stata una delle muse.
Questo progetto ci rivela, estraendoli da nastri impolverati e trascurati, la forza e il talento di una donna protagonista del cambiamento che stava trasformando Hollywood, restituendoci un profilo completo di una cantante che è apparsa spesso sullo schermo, ma che non ha avuto una compiuta celebrazione come autrice e musicista. Questo album serve a farci conoscere questa Karen Black.
Articolo di Nicola Rovetta
Tracklist “Dreaming of You 1971-1976”
- Sunshine Of Our Days
- You’re Not In My Plans
- It All Turned Out The Way I Planned It
- Dreamland
- Dreaming Of You
- Headache
- The Wind Doesn’t Speak To Me Anymore
- Well I Know You’re Lonely Now
- Love Peddler
- Babe Oh Babe
- That’s Me
- Question
- Thank God You’re Mine
- If I Thought You’d Ever Change Your Mind
- Passing Through
- I Wish I Knew The Man I Thought You Were (Feat. Cass McCombs)
- Royal Jelly (Feat. Cass McCombs)
Line up Karen Black
Karen Black – voce
Musicisti non identificati in “I Wish I Knew the Man I Thought You Were” e “Royal Jelly”
Karen Black – voce / Cass McCombs – chitarra / Noga Shefi – basso / Parker Kindred – batteria / Dan Iead – pedal steel