È uscito il 21 giugno per Kill Rock Stars “9 Sad Symphonies”, il nuovo full lenght e quinto disco in studio di Kate Nash. La trentasettenne artista britannica, dopo aver condotto due carriere parallele, rispettivamente come attrice e cantante, ha subito le conseguenze del flagello pandemico che ha bruscamente interrotto, tra le tante cose, anche le riprese della serie Netflix “GLOW” a cui stava lavorando. È proprio durante il durissimo periodo di isolamento che l’ispirazione di Kate si è riaccesa, portandola a riprendere la sua attività musicale che era rimasta ferma al 2018 con l’album “Yesterday Was Forever”, supportata dalla mano esperta del producer danese Frederik Thase.
“9 Sad Symphonies” è un collage di bozzetti introspettivi adagiati su una tela pop che non disdegna vivaci spunti synth o eleganti arrangiamenti orchestrali. Il timbro di Kate Nash, che ci ricorda tanto la sensibilità vocale di un’icona come Suzanne Vega quanto il lirismo magnetico di Kate Bush, riesce a spargere sulle dieci tracce una sensazione di spensieratezza e giocosità, esaltando però soprattutto la resilienza e la passione incrollabile dell’artista che è in grado di riprodurre empaticamente ansie e interrogativi di questi tempi sempre più frenetici che richiedono, non di rado, una dose non trascurabile di coraggio e sangue freddo. L’equilibrio tra le due anime di questo disco si coglie fin dalla brillante copertina, ispirata chiaramente al cinema hollywoodiano d’annata, che ci pone subito di fronte al dubbio se dare credito al titolo malinconico dell’album o al sorriso divertito della stessa Kate Nash.
Il brano d’apertura “Millions of Heartbeats” esegue alla perfezione il gioco di specchi nascondendo, dietro a un piglio da hit e una musicalità seducente, il dramma interiore vissuto durante le privazioni dei vari lockdown. L’artista stessa ha dichiarato che il brano parla di quel momento della pandemia in cui avevo perso la mia scintilla per la vita. E io sono una persona abbastanza vivace, quindi per me era davvero triste. Mi sentivo come se avessi perso una parte di me stessa. Non sapevo come ritrovarla. Nel personale smarrimento dovuto al crollo improvviso di tutto il mondo che conoscevamo, la vocalist trova invece il guizzo per sperare con maggior determinazione, armati di quell’estremo palpito di amore per la vita che è stato motivo di salvezza per tanti.
Ogni anima tragica dell’uomo moderno trova spazio nell’aggraziata musicalità di Kate Nash. Dai delicati passaggi di chitarra di “Ray” sul tema della depressione, al vivace arrangiamento di “Misery”, sulla fuga dall’infelicità. Eppure, accanto a tante criticità, le liriche dei pezzi aprono sempre alla speranza, perché esiste sempre una luce che brilla e non può essere completamente spenta: alla fine della giornata, il mondo è bello, ci sono tutti questi battiti cardiaci là fuori e dobbiamo provarci. Non puoi arrenderti, ci sarà oscurità e depressione, ma alla fine arriveremo alla speranza, ribadisce sempre la musicista. Un ottimismo contagioso animato dall’ostinata fiducia in un futuro migliore grazie a quei milioni di cuori pulsanti che significano inevitabilmente “vita”.
“Space Odissey 2001”, che richiama il classico di Stanley Kubrick per una curiosa circostanza di vita vera, ci offre ad esempio la dimostrazione di come anche l’amore, sempre dietro l’angolo, sia pronto in ogni momento a cambiarci la vita. In questo pezzo, bellissimo anche musicalmente, lo splendido ritornello si prende completamente la scena con un gioco di armonie tra piano e archi. Sulla stessa tematica “Vampyre” che suggella l’epilogo dell’opera con i suoi sapori country – folk, facendo splendere un ultimo smagliante raggio di sole su un’opera di luce e positività
“9 Sad Symphonies” racconta l’universo di un’artista dalla fama ormai consolidata e pronta a ripartire con la freschezza di nuove idee. Perché è grazie alla musica che Kate Nash si è risollevata e ha trovato conforto nei momenti più tristi. La scelta di combattere la noia con l’essenziale pratica della felicità, quasi come una terapia, l’ha condotta fuori dal grigiore dei traumi recenti e ha sprigionato lampi di fantasia con una vitalità rigogliosa che traccia la via per tutti coloro che ancora versano in tempi difficili.
Articolo di Carlo Giorgetti
Track list “9 Sad Symphonies”:
- Millions of Heartbeats
- Misery
- Wasteman
- Abandoned
- Horsie
- My Bile
- These Feelings
- Space Odyssey 2001
- Ray
- Vampyre
Line up Kate Nash: voce solista, cori /Frederik Thase chitarre, tastiere, percussioni, programmazione / Sam Duckworth programmazione / Rhea Fowler violino / Boomvision chitarra solista / Malthe Rostrup piano, harpsichord / Maria Leeson Andersen vibrafono, cori / Johanna Bechsgaard cori
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