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Killin'-Baudelaire

Killin’ Baudelaire “Vertical Horizon”

Suono pesante, pesantissimo, ma ricercato. Queste ragazze sono giovani ma sanno il fatto loro

Nuovo lavoro discografico per la all-female metal band italiana Killin’ Baudelaire: con la firma della nuova formazione sia sulla musica che sui testi esce oggi “Vertical Horizon” per Bagana / Pirames International. Già dal primo singolo estratto “Lullaby” si capisce qual è il loro biglietto da visita: Alternative Metal, ovvero una commistione di classic Hard Rock, Hardcore, Metalcore, qualche iniezione di Punk qua e là, tanto per scatenare l’adrenalina e farla schizzare così alta che poi c’è bisogno di buttarsi un attimo su qualcosa di morbido a riprendersi, meglio con un bicchiere di qualcosa in mano, a riportarci alla realtà.

Un suono pesante, pesantissimo, ma ricercato, un songwriting curato, pensato, lavorato a lungo, che produce un bilanciamento tra le basi musicali, gli assoli, la voce solista e le voci che sotto pigiano e sostengono il pattern musicale, spesso complesso, tagliente, ma pieno, rotondo, ben prodotto.

Queste ragazze sono giovani ma sanno il fatto loro. Si sono sicuramente infuse nelle orecchie milioni di ore di musica heavy e non solo, per arrivare a comporre la propria versione del genere, che rispetta tutte le loro radici e le influenze, ma che gli appartiene infine in modo davvero personale. I testi dell’album si presentano subito complessi, oscuri, criptici. Così, in fondo, ci possiamo mettere il nostro vissuto, trovare un po’ quello di cui abbiamo bisogno di scaricare, quello di cui non si può parlare con nessuno.

Le Killin’ Baudelaire ci concedono un intro soft, accordi da ninna-nanna. Ma “Lullaby”, il primo brano, è tutt’altro, quasi un incubo vocale che sgorga giù da una cascata di suono; per chi sperava di partire a marcia bassa, la frizione gli è già bruciata. Il videoclip di Matteo Ermeti mostra le quattro musiciste nelle vesti di fantasmi reali, che interagiscono tra di loro in maniera meccanica e senza alcun trasporto emotivo, in una quotidianità così opprimente, da tingersi di toni inquietanti. Una serie di semplici gesti quotidiani che avranno un risvolto tutt’altro che abituale.

Si tira un attimo il fiato con “Ex-Ecute”, brano perfetto per il palco, con dei tappeti vocali che compattano la parte solista, mentre la batteria stimola e scopre i nervi a un eventuale anelito ad addolcire la corsa. “Don’t give a fuck” (possiamo scriverlo?) è un headbanger che lascia esausti, mentre la successiva “Tearing all words down” ci porta in territori dove si mischiano heavy americano, Hardcore, e una spruzzatina di California.

“Building ends” ci regala un saggio della padronanza d’uso delle corde vocali da parte di Cleo, tra l’altro accompagnate da un perfetta pronuncia della lingua inglese. Un brano intimo, melanconico, ma con un significato critico e provocatorio. “The Mongrel” è invece un pezzo heavy metal classico, dalle radici anni Novanta, corredato da guitar solo, parzialmente addolcito solo dalla parte canora. “Later/Hater” è un heavy metal dal sapore pop-punk californiano, sorretto da un  riff un po’ riciclato.

“Stay” inizia sulla scia del precedente pezzo, e ne segue in parte il concetto, ma si appesantisce ancora, in modo lineare, perfetto per fare pogare il pubblico in concerto. “Still Burning” è una cavalcata verso un’arena dove le emozioni, quelle che bruciano, si possono buttare nel polverone alzato da questo brano. Liberiamocene, anche delle lacrime, e gettiamole là nella mischia.

“Leader deceiver” ci serve per calmarci un pochino, gli arpeggi ci lasciano sperare di avere un attimo per ricomporre le nostre cose che ci irritano, per vedere il mondo con occhi critici, ora rinforzati dall’esperienza catartica appena superata. “Blind fate” torna a picchiare di metalcore, ingannandoci con bridge quasi melodici. “Shoot” ci porta nell’Heavy Folk americano, con ritornello quasi orecchiabile, ma dal testo sempre aggressivo.

L’album si chiude con la title track “Vertical Horizon” che porta al tema universale del desiderio di elevarsi, e le ragazze ce la mettono tutta per esprimere questo anelito, con cori davvero compatti e complessi. Come la medusa, che si sposta dolcemente dal basso verso l’alto (o viceversa), così è il concetto che accompagna questo album. Accettare i momenti profondi come abissi e anelare a quelli più vividi e concilianti.

Articolo di Francesca Cecconi

Tracklist “Vertical Horizon”

1. Lullaby
2. (Ex)ecute
3. Don’t Give a F**k
4. Tearing All Your Words Down
5. Building Ends
6. The Mongrel
7. Later / Hater
8. Stay
9. Still burning
10. Leader = Deceiver
11. Blind Fate
12. Shoot
13. Vertical Horizon

Line up Killin’ Baudelaire: Martina ‘Cleo’ Ungarelli voce / Martina ‘Nixe’ Riva chitarra e backing vocals / Alice ‘Lane’ Pandini basso e backing vocals / Elisa ‘Helly’ Montin batteria

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