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Little Barrie & Malcom Catto

Little Barrie & Malcolm Catto “Quatermass Seven”

Sci-Fi Fuzz-Rock registrato tutto in presa diretta. Ascoltando questo nuovo lavoro si può dire che quella qualità desertica, tipica di Albuquerque e dintorni c’è ancora tutta

“Quatermass Seven”, uscito su vinile il 20 novembre 2020 sotto l’egida della particolarissima Madlib Invazion, è un ricettacolo ampissimo di influenze, idee, approcci ma, più di ogni cosa, è un album sulla notte.
Anzi, su un certo tipo di notte. Non quella oscura e pesante, magari claustrofobica e opprimente, ma quella notte che ci protegge durante una passeggiata rigenerante, ben mimetizzati fra le ombre dei vicoli meno battuti di una metropoli troppo chiassosa. Suona di quella ricerca di angoli personali in cui poter partorire un pensiero scevro da qualsiasi influenza esterna, un modo per fare chiarezza nella propria vita dopo un momento difficile.

Il lavoro è frutto della fusione di menti musicalmente aperte ed eclettiche, ovvero i Little Barrie (al secolo Barrie Cadogan e Lewis Wharton) e Malcom Catto, estroso batterista avant-jazz, nonché musicista e co-fondatore degli Heliocentrics. Ci si predispone, dunque, ad ascoltare qualcosa che abbia senza dubbio tecnica e gusto, ma con la grande speranza che non ecceda troppo nello sperimentalismo esasperato.
E, per fortuna, non è affatto così.

Lo Sci-Fi Fuzz-Rock emerge preponderante sin dalle prime battute di “Rest In Blue”, una opener gustosa dalla melodia morbida, riequilibrata da una spigolosa chitarra-killer.   “You’re Only You” impatta subito l’ascoltatore con la doppia voce in primo piano, i fraseggi chitarristici fluiscono bene sul tappeto ritmico infarcito di ghost-notes magicamente inserite dal geniale Malcolm Catto, la cui impronta fa la differenza per tutta la durata del disco. Laddove potrebbe esserci un passaggio leggermente seduto o non esaltante, è sempre il suo tocco batteristico a rialzare il tiro e a rendere la proposta appetitosa.

“Repeater #2” si muove su un tempo meno rocambolesco, un tappeto disteso su cui far esprimere la vocalità nasale di Barrie Cadogan; la sua performance è sempre sposata a una bella naturalezza, a un modo di cantare misurato e narrativo.
In “T.R.A.B.S.” il primo minuto è tutto proprietà della batteria, che intavola dapprima un manto soft, poi cresce in colpi e intensità, fin quando un arpeggio entra a generare un andamento ansiogeno che narra di qualcosa in procinto di accadere. Una strumentale interessante, fuori dagli schemi, che culmina in un crescendo ipnotico, dissonante e distorto.

“Steel Drums” è un gioco di botta e risposta di voci e chitarre riverberate, sostenute da un riffing ficcante e deciso.        
After After” è l’episodio più interessante di tutto il lotto, una lunga panoramica di oltre otto minuti in cui il basso di Lewis Wharton gioca un ruolo centrale, e l’essenza del blues si incarna nella chitarra che entra ed esce dalla parte ritmica con gusto ineccepibile, mutando sia in distorsione che in liquidità. Il quadro generale di questa strumentale sembra evocare immagini filmiche in bianco e nero, una sorta di noir musicale che narra di oscurità, di quelle notti sub-urbane evocate in apertura, da affrontare fendendole senza fretta, a testa bassa. Aver scelto il brano come primo singolo estratto dall’album può dire moltissimo del progetto in sé: questo non è un album che punta alle vendite o al grande pubblico, è piuttosto un lavoro intimo, di ricerca sia compositiva che sonora.

“Repeater #1”, in numerazione volutamente decrescente rispetto alla traccia numero tre, è senza dubbio il potenziale singolo, in quanto presenta la melodia più bella e rotonda, con un retrogusto da grande classico.
“Quatermass Seven” è la prima uscita dei Little Barrie dopo la morte del batterista Virgil Howe e la pubblicazione di “Death Express”, disco di cui faceva parte anche il brano composto per la sigla della serie TV “Better Call Saul”.

Ascoltando questo nuovo lavoro si può dire che quella qualità desertica, tipica di Albuquerque e dintorni, e che è stata nodale nella geniale serie di Vince Gilligan, c’è ancora tutta. Solo che oggi viene corretta da pennellate più dark, e l’influenza jazzistica di Catto fa in modo che alcune composizioni sembrino risultare frutto di pura improvvisazione in studio, in una sorta di immediatezza che rende il prodotto sempre fresco e appetibile, anche nei passaggi più ostici.  A supportare questa sensazione concorre anche il fatto che il disco, prodotto da Malcolm Catto stesso presso i suoi Quatermass Studio, sia stato registrato tutto in presa diretta, utilizzando solo attrezzature analogiche.

La notte dei sobborghi, lontana dal cuore del city-centre, a volte può essere più oscura di un bosco senza luna, e paradossalmente più inquietante, perché più sporca e piena di sussurri nella testa.
Ma è proprio il genere di solitudine che ci serve, a volte, per arrivare intatti all’alba.

Articolo di Simone Ignagni

Track List “Quatermass Seven”

1. Rest In Blue
2. You’re Only You
3. Repeater #2
4. T.R.A.B.S.
5. Steel Drum
6. After After
7. Repeater #1

Line up:

Barrie Cadogan – chitarra, voce
Lewis Wharton – basso, voce
Malcolm Catto – batteria

Little Barrie online:
Website – https://www.littlebarrie.com/
Facebook – https://www.facebook.com/littlebarrie
Instagram – https://www.instagram.com/littlebarrie/

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