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Marilyn Manson

Marilyn Manson “We Are Chaos”

Un album che punta dritto alla parte più intima di chi lo ascolta, portando alla luce i dubbi esistenziali di ognuno di noi

Lo ha fatto di nuovo: Marilyn Manson con il suo “We are chaos”, undicesimo album in studio dell’artista, è riuscito ancora a far parlare di sé. Dopo l’uscita dell’omonimo singolo molti attendevano con ansia questo ultimo lavoro, pubblicato lo scorso 11 settembre, che ha però destato più di qualche perplessità.

Per chi si aspettava infatti qualcosa che ricordasse i suoi albori la delusione non sarà tardata ad arrivare, e probabilmente nemmeno per chi si aspettava qualcosa di forse più innovativo rispetto al passato. In realtà personalmente ritengo che sia sbagliata la chiave di lettura di “We are chaos” che si pone quasi come un racconto di tutto ciò che è stato, che è e che sarà l’icona dell’industrial metal, come recita in una sorta di slogan all’inizio di “Keep My Head Together”  Steal from the last / fuck the past / Here is your present / let’s take the future.

Marilyn Manson è un personaggio che va conosciuto a fondo, non si può giudicarlo in modo superficiale altrimenti si commette l’errore di cadere nella trappola che lui stesso ha costruito agli inizi della sua carriera. Certo adesso le cose sono molto cambiate da allora, il Reverendo ha subito una lunga trasformazione durante tutto questo tempo che lo ha portato dove è oggi, ma ciò non vuol dire che ancora una volta ci si debba approcciare a lui come si farebbe con qualunque altro artista. No, lui è molto più complicato di così, Marilyn Manson è come un’opera d’arte, a prima vista ti fai un’idea del quadro poi, osservando meglio i dettagli, scopri che il giudizio iniziale era totalmente sbagliato e che in realtà quell’opera rappresenta qualcosa di molto più profondo e complesso.

Dietro questo personaggio così grottesco, scandaloso e trasgressivo, si cela un uomo, Brian Hugh Warner, che ha saputo vendere la sua immagine e il cui intento era proprio quello di scioccare i moralisti e i benpensanti, riuscendoci talmente bene da arrivare a farsi odiare da chi, per l’appunto, non aveva capito niente di lui, da chi si riconosceva nell’ipocrisia da lui stesso cantata e disprezzata, da chi non si rendeva conto che stava facendo il suo gioco, finendo dritto nella tela della sua provocazione e che la reazione smisurata che riusciva a suscitare – c’era, e c’è tutt’ora, chi addirittura lo considerava un mostro! – non faceva altro che accrescere la sua fama.

Questo però accadeva durante gli anni ’90, da allora di strada ne ha fatta – e tanta – il mondo è cambiato e quello che scandalizzava allora oggi fa storcere la bocca solo a pochi. In questi 30 anni di carriera ha tirato fuori dal suo cilindro ben 11 album, e Mr. Manson non è più il ragazzino arrabbiato e desideroso di sconvolgere la società, che si voglia o meno lui è ormai un uomo di successo, icona di stile (a qualcuno sembrerà strano ma nel 2013 è stato testimonial per la campagna Yves Saint Laurent), pittore molto apprezzato, imprenditore, attore e addirittura impegnato in cause di beneficenza.

È impensabile quindi aspettarsi dal Marilyn Manson di oggi brani come “The Beautiful People” o “The Fight Song”, sarebbe pura follia e verrebbe completamente a mancare la sua credibilità.

“We are chaos” è invece l’album migliore che Manson poteva produrre in questo momento della sua vita, cupo, intenso e profondo. Un album che punta dritto alla parte più intima di chi lo ascolta, portando alla luce i dubbi esistenziali di ognuno di noi.

Ogni brano si collega a quello che lo precede così come al seguente da un filo conduttore che è l’animo umano con le sue paure ed i suoi tormenti, raccontati da chi, con questi tormenti, ci ha convissuto e sta ancora cercando di uscire fuori dal caos che ha dentro di sé.

Probabilmente a un primo ascolto “We are chaos” può apparire come l’album più pop della carriera del Reverendo, ma andando più a fondo ci si rende conto che è esattamente il contrario, è forse il suo lavoro più complesso, quello che più scava nella sua anima e nel quale ha messo a nudo le sue fragilità ma è forse anche quello che ha saputo costruire meglio.

Nonostante si sia circondato da grandi professionisti e soprattutto nonostante la stretta collaborazione con Shooter Jennings, con il quale c’è stata fin da subito una grande sintonia che è quella che ha portato i due a portare a termine “We are chaos” – il cantante ha addirittura affittato un appartamento vicino all’abitazione dell’amico per poter intensificare le sessioni di lavoro – l’album parla di lui anzi, più che di Mr. Manson forse è giusto dire che racconta qualcosa dell’uomo dietro il personaggio, Brian Warner.

Molti i pezzi che restano dentro dopo aver ascoltato questo disco, e se la title track può essere considerata la sua punta di diamante, per il forte contrasto tra la musica orecchiabile, dai distinti tratti blues e country, e le parole che accompagna We are sick / fucked up and complicated /We are chaos / we can’t be cured – inquietantemente profetica tra l’altro, visto che è stata scritta ben prima della pandemia – presto ci si rende conto che gli altri brani non sono certo riempitivi ma anzi sanno farsi strada nelle nostre teste per restarci a lungo e farci riflettere sul loro significato.

Quello della morte è uno degli argomenti più spesso citati: Don’t chase the dead / Or they’ll end up chasing you intona nella terza traccia, “Don’t chase the dead” appunto, e ancora in “Infinite Darkness” Someone’s gonna die soon / Don’t get in the way / You’re not the hero /Not the hero / You’re dead longer than you’re alive .

Diverse le ballad presenti che, caratterizzate da suoni più dolci e melodici e accompagnate da bei pezzi di piano, fanno quasi pensare di non trovarsi al cospetto di Marilyn Manson, che viene subito a ricordarci che invece è ben presente con il suo inconfondibile tono di voce e i testi meno che mai improvvisati e scanzonati.

“Paint you with my love” ne è l’esempio concreto, una partenza strumentale quasi gioiosa ma che, con l’avvicinarsi della conclusione, diventa sempre più cupa fino al finale devastante scandito dalle parole ripetute incessantemente It’s not a life sentence / But a death dream for you.

Anche “Broken Needle”, brano di chiusura dell’album segue in qualche modo questo mood ma qui siamo su altri livelli. La musicalità, sia quella quasi orchestrale degli strumenti, che quella vocale, nonché il testo, ne fanno un brano struggente che arriva dritto al cuore e emoziona tanto quanto riusciva ad emozionare Manson nel ’99 cantando la bellissima “Coma White”.

Era da molto tempo che non mi trovavo a innamorarmi in modo così appassionato di un album tanto da aver voglia, appena terminata l’ultima traccia, di ascoltarlo di nuovo dall’inizio. “We are chaos” è un album che tutti dovrebbero provare ad ascoltare ma facendo prima un bel respiro e cercando di cancellare dalla propria mente ogni forma di pregiudizio, al di là dell’aspetto Marilyn Manson è un Artista e con questo album lo ha ampiamente dimostrato.

Articolo di Cristina Giacomelli

Track List “We Are Chaos”

  1. Red Black and Blue
  2. We Are Chaos
  3. Don’t Chase the Dead
  4. Paint You With My Love
  5. Half-Way & One Step Forward
  6. Infinite Darkness
  7. Perfume
  8. Keep My Head Together
  9. Solve Coagula
  10. Broken Needle

Line Up Marilyn Manson 

Marilyn Manson – testi, voce, strumentazione, produzione e grafica

Shooter Jennings – testi, strumentazione e produzione

Juan Alderete – basso

Jamie Douglass – batteria

Ted Russell Kamp – basso

Brandon Pertzborn – batteria

Aubrey Richmond – violino

John Schreffler – chitarre, pedal steel

Paul Wiley – chitarre

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