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Modena City Ramblers “Altomare”

Folk, Combat-Folk e, soprattutto, tanta Irlanda nel Dna di questo lavoro

“Altomare”, il nuovo lavoro dei Modena City Ramblers, uscito il 28 maggio, presentato con una cena ufficiale fra band e fan che hanno partecipato al crowdfunding che ha contribuito alla produzione del disco, è davvero un bel lavoro. Non che gli Modena City Ramblers ci avessero abituato male, ma di certo c’è che, negli ultimi anni, apparivano quanto meno stanchi. Il motivo è semplice. Il mondo è sempre più complesso. Cantarlo è difficile. Resistere a questo tipo di mercato musicale, è altrettanto duro. Eppure non hanno mai abdicato al loro ruolo di coscienza critica, baluardo di un modo di fare musica che, da tempo, è merce rara in un Paese che ha dato tanto, ma negli anni ’70, ’80 e ’90.

Fra i pochi gruppi che resistono, nel senso letterale del termine, ci sono proprio gli Modena City Ramblers, ormai un collettivo di musicisti, dato che la loro storia è costellata di artisti che hanno dato il loro contributo. Con questo nuovo lavoro, che esce dopo tour post-covid e album che avevano rimescolato carte già giocate, la band afferma nuovamente il suo ruolo e, allo stesso tempo, torna a occuparsi in modo attivo del mondo. In particolar modo, poi, decide di mettere le mani nel mare. Loro, band emiliana, figli della pianura e dell’Appennino, cantano il mare. Lo fanno alla loro maniera, con i suoni che li hanno contraddistinti, senza fare sconti e senza cercare, per forza, di andare verso sonorità compiacenti.

Folk, Combat-Folk e, soprattutto, tanta Irlanda nel Dna di questo lavoro. Un album così classico, insomma, mancava da tempo nel catalogo dei Modena City Ramblers. Ci sono brani che rimandano ai primi due lavori del gruppo (merce ormai rarissima), ma anche ai primi lavori con Dudu alla voce e, allo stesso tempo, a quel “Grande Famiglia” che resta uno dei vertici della loro produzione.

Rispetto a questi lavori, però, cambiano un poco i temi trattati, ma non il taglio con i quali li si affronta. Il mare, infatti, non è l’espediente solito per cantare l’estate. Tutt’altro. I Modena City Ramblers ci regalano un concept album dove il mare è lo spazio delle tragedie che ci mette davanti gli occhi la nostra attualità. Fughe, guerre, disperati che attraversano, su barconi, la grande tavola blu. “Mediterranea”, il singolo che apre l’album, detta la linea che, questa volta, c’è, e si fa sentire. “Fuocoammare”, dal titolo del bel lavoro del 2016, diretto da Gianfranco Rosi, premiato nello stesso anno con l’Orso d’oro per il miglior film al Festival di Berlino, racconta le tragedie che ormai, purtroppo, sono diventate le moderne odissee, che non fanno più epica, ma solo chiacchiera, e per di più annoiata e disinteressata. Un brano che, per certi versi, ricorda “I cento passi”, altra canzone nata come omaggio a un grande film che raccontava la storia di Peppino Impastato. Il discorso scorre bene, con suoni di casa, che non stupiscono, ma neppure annoiano. Anzi, ci fanno piacevolmente ritrovare una band che da oltre 30 anni fa sentire la sua voce.

La parte più bella e intensa di questo lavoro sono gli ultimi tre brani. “Le guerre degli altri / Maledetti pacifisti” è ispirata all’importante libro “Maledetti pacifisti” del giornalista Nico Piro, inviato di guerra del Tg3, ed è un testo ironico e satirico, che condanna la guerra seguendo il classico ragionamento per assurdo. In matematica, quando una dimostrazione appare impossibile, si utilizza lo stratagemma del ragionamento per assurdo, e cioè si dimostra la possibilità della validità dell’opposto di quanto si vuole affermare. Così accade nel brano in questione, perché i Modena City Ramblers sono e restano contro tutte le guerre. Non fatevi ingannare, dunque.

Il dittico finale merita attenzione. “In ogni sua stagione” fa parte di quei brani poetici, pochi in realtà, e per questo molto belli, che arricchiscono il catalogo della band. Si inserisce nel filone delle canzoni quali “Ninna Nanna” e “Remedios la bella”, per citare le prime due più evidenti. “Per quanto si muore” chiude il cerchio, e come “Mediterranea” apriva il tema con i viaggi della speranza”, così questa ultima traccia racconta di viaggi che, purtroppo, finiscono con la morte. Una fine, che però, a differenza dell’epica antica, non regala eroi, ma solo disperati che, una volta morti, diventano anche oggetto di denigrazione.

I Modena City Ramblers, dunque, con il loro sound, l’Irlanda nel sangue, il flauto che anche Bob Geldof ha voluto in alcuni suoi brani, e le percussioni tendenti più allo Ska che al Folk, si rimettono in moto, in modo piacevole, senza paura di essere quello che sono: militanti, impegnati e fra le poche coscienze rimaste che, ancora, utilizzano la musica per mandare messaggi e raccontare storie.

Articolo di Luca Cremonesi

Tracklist “Altomare”

  1. Mediterranea
  2. Fuocoammare
  3. Resistenza globale
  4. Fratello dove sei?
  5. Che botta!
  6. Barche in mezzo al mare / Storm Sea Polka
  7. Il nostro orizzonte
  8. Dall’altra parte
  9. Le guerre degli altri / Maledetti pacifisti
  10. In ogni sua stagione
  11. Per quanto si muore
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