“Prisoners of Nowhere”, il titolo è decisamente impegnativo. Parliamo del nuovo lavoro dei My Sunday Spleen, uscito il 9 aprile 2021 sotto etichetta Rocketman Records. Il trio milanese suona insieme dal 2012 e ha prodotto materiale originale dal 2013, con all’attivo un Ep intitolato “Your Soul Is Sliding Away An Inch From The River” (titolo anch’esso decisamente impegnativo e complicato da ricordare).
Nel 2016 si concede un LP, 11 brani per un totale di 15 minuti, registrati in seguito a un Music Raiser che in quel contesto storico era una mano interessante per ottenere arte facendosi aiutare dai propri fan. Nonostante io ora mi stia dedicando a “Prisoners of Nowhere”, vi consiglio di prestare orecchio anche ai prodotti precedenti, in quanto molto inquadrati in sonorità interessanti e di livello (ma su cui non scenderò nel dettaglio per non andare fuori contesto).
Oggi la prima sensazione musicale che percepisco è di sonorità dalle melodie ben definite, il genere è identificato come New Wave/Post Rock/Noir e devo ammettere che non avrei saputo definirlo in modo differente! La nota new wave è molto marcata, soprattutto nell’essenza dell’impronta sonora, il Rock e il Post Rock sono nel DNA dei musicisti in maniera esplicita e palpabile, infine il Noir, la propensione al “minore” incide decisamente sul risultato finale.
“Prisoners of Nowhere” è un disco che trasmette emozioni, è centrato sulle emozioni ed è stato scritto per veicolarle, veicolare l’emozione che può “fuoriuscire” al momento in cui si evade da una prigionia interiore. E questa è una carta che non è codificata grazie a scelte di genere ma grazie all’intenzione in fase di scrittura. La resa sonica del disco segue una robusta coerenza, il basso è molto massiccio e ruggente, la chitarra alterna dei crunch chiusi e molto incisivi a ampi riverberi tipici New Wave, infine la batteria è molto contenuta, mai invasiva, ne ho amato il rullante compatto e dai contorni ben disegnati. Un ultimo cenno va alla voce, molto espressiva senza esigere estensioni eccessive. La trovo ben posata, ben scritta e ben arrangiata.
Non farò un track-by-track, in quanto il disco fluisce naturalmente e non mi va di analizzare ogni singolo brano, vedendo l’interezza del disco come un insieme da ascoltare tutto di fila. Dovessi, mi soffermerei su “Prison” e la sua tromba molto evocativa, ma preferisco porre l’attenzione all’ascolto del disco in sé. Va ascoltato in casa, non è un disco che mi piacerebbe ascoltare nel traffico o in viaggio. Lo trovo molto raccolto, gradevole in una sera primaverile, mentre si finisce di preparare qualcosa di carino per un’ospite a lungo attesa. Mi richiama quella sensazione per cui passo da una stanza all’altra e il rullante contenuto e ben disegnato va a scandire i miei passi rapidi e impacciati in attesa dell’ospite che arriverà irrimediabilmente in ritardo.
Termino con un cenno alla durata del disco, 10 brani per 40 minuti. In genere a questo punto della recensione mi lamento di lunghezze di brani o numero di essi. In base all’ascolto, al genere e alla piacevole produzione posso dire che “Prisoners of Nowhere” dei My Sunday Spleen dura letteralmente il giusto. Non un minuto di più né uno di meno, e vi sembrerà poca cosa, ma non lo è. Tantissimi dischi sono troppo corti e lasciano l’amaro in bocca o lunghi tanto da annoiare. Qui è decisamente un equilibrio corretto.
Articolo di Marco Oreggia
Tracklist “Prisoners of Nowhere”
- “My Window”
- “Ride Along”
- “Citizen of Nowhere”
- “Lost My Feelings”
- “Dear Friend”
- “Black Alone”
- “Let it go(Little Shelter)”
- “Prison”
- “Half Love”
- “Almost Nothing”
Line up My Sunday Spleen
Vincenzo de Tommaso: voce e chitarra / Armando Trivellini: basso / Paola Bertozzi: batteria