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Neil Young “Way Down In The Rust Bucket”

In questo live elettrico e incendiario non c’è posto per i momenti intimisti e acustici, è il suono della Gibson a dominare incontrastato

“Way Down In The Rust Bucket”, album live doppio dei Neil Young And Crazy Horse, fuori il 26 febbraio 2021, è stato registrato in un club da 800 persone nel 1990 all’indomani della pubblicazione di “Ragged Glory” , e fotografa uno dei tanti momenti di “rinascita” del cantautore canadese.

Dimenticati gli anni ’80 e i dischi pubblicati per fare rabbia alla sua etichetta di allora, la Geffen, Neil Young si ritrovò suo malgrado a essere una sorta di “vate” per la nuova generazione di rocker provenienti da Seattle. Il suo look da boscaiolo divenne un esempio, così come il suo atteggiamento anarchico e indipendente, insofferente a qualsiasi tipo di interferenza sulla sua musica.

In questo live elettrico e incendiario non c’è posto per i momenti intimisti e acustici, è il suono della Gibson a dominare incontrastato. Un suono potente e imprevedibile, saturo come raramente si può ascoltare, che solo le dita di Young sono capaci di dominare e guidare. Basta ascoltare “Love To Burn” o “Danger Bird” per capire di cosa sto parlando; la prima viene dal nuovo album ed è dilatata per oltre 13 minuti, mentre la seconda è da “Zuma” del 1975 e non era mai stata eseguita dal vivo fino a quella data.

Con Neil il tempo e l’ispirazione non hanno tempo: tutto suona fluido e contemporaneo, vissuto nel momento, nell’atto della performance live. Un magma sonoro pulsante a cui fanno da corollario canzoni come la rabbiosa “Sedan Delivery” o il super classico “Cinnamon Girl” che in questa registrazione trova la sua versione più emozionante.

La visione che ha Neil Young della musica è qualcosa che negli anni continua ad affascinarmi; non c’è canzone che non sia “contemporanea”, nel senso che esprime esattamente ciò che il suo autore prova e vuole comunicare. Quando riprende “Roll Another Number For The Road” da quel capolavoro che è “Tonight’s The Night” quella canzone così profondamente legata al momento in cui è stata scritta diventa attuale e legata a “Fuckin’ Up” del suo ultimo disco.

C’è una coerenza quasi annichilente nel repertorio di Neil Young, che è difficile ritrovare altrove, e che deve aver affascinato i giovani rocker come Eddie Vedder e Stone Gossard. i quali però poi, non hanno saputo essere all’altezza del loro maestro perché la loro musica non è riuscita a essere senza tempo.

A 30 anni dalla registrazione, tutto è rimasto immutato: la “swagger”, la “spavalderia”, il “Rock” che non ha perso il “Roll”, che non soffoca il suo spirito con l’alto volume, quel profumo di erba che non guasta, e quel senso di libertà che è forse l’unico vero risultato dell’utopia hippie, è tutto racchiuso in questo live davvero incredibile.

Articolo di Jacopo Meille

Track list “Way Down In The Rust Bucket”

  1. Country Home
  2. Surfer Joe and Moe the Sleaze
  3. Love To Burn
  4. Days That Used to Be
  5. Bite the Bullet
  6. Cinnamon Girl
  7. Farmer John
  8. Over and Over
  9. Danger Bird
  10. Don’t Cry No Tears
  11. Sedan Delivery
  12. Roll Another Number (For the Road)
  13. Fuckin’ Up
  14. T-Bone
  15. Homegrown
  16. Mansion on the Hill
  17. Like a Hurricane
  18. Love and Only Love
  19. Cortez the Killer

Line up Neil Young

Neil Young – vocals, guitar / Ralph Molina – drums, vocals / Frank Sampedro – guitar, Stringman, vocals /Billy Talbot – bass guitar, vocals

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