L’accoppiata vincente Svezia-Metal ha sempre regalato grandi soddisfazioni sin di primissimi anni 80 e parlando proprio di quel periodo storico della musica Rock e Metal oggi ci troviamo di fronte a un gruppo che, malgrado abbia sule spalle poco meno di una decade di musica (considerandone anche la precedente incarnazione dal nome Serpent) riesce perfettamente ad attingere dalla scena musicale citata aggiungendo un tocco moderno di gran gusto.
Oggi parleremo del terzo disco dei Nekromant dal titolo “Temple of Haal”, rilasciato su Despotz Records il 3 Dicembre 2021. Il trio di Vanesborg riesce nell’impresa di proporre un disco assolutamente di livello, prodotto finemente e altrettanto finemente realizzato sul piano compositivo: le influenze lampanti della scena Heavy Metal “classica” si sprecano (si pensi a realtà stranote come Iron Maiden e Black Sabbath post “Heaven and Hell” in primis), ma allo stesso tempo a fare la fortuna del disco è proprio la presa di posizione smaccatamente più moderna dei Nekromant nei confronti di questo genere.
Qua e là si possono udire chiaramente citazioni musicalmente più vicine a band come Candlemass, per la precisione nella loro incarnazione con Mr. Lowe alla voce, ma allo stesso tempo riff e suggestioni che ricordano Amon Amarth e soci, declinato a sonorità più morbide e meno incazzate.
L’apertura del disco “Sileni” ne è la riprova schiacciante: un brano Heavy Metal con un ritornello che sull’estrattoOooooh we found, secrets of aaangeeels! regala un attacco melodico spettacolare, arricchito da sprazzi di riff del Melodic Death svedese. Ulteriore riprova il folgorante stacco di chitarra che anticipa l’assolo della seguente “The Woods”, altra prova maiuscola del reparto compositivo dei Nekromant. La performance di questo trio rimane di grandissimo livello durante tutto il disco: grande utilizzo dell’ottimo range vocale del cantante Mattias Ottosson (brillante e mai prolisso) e di un lavoro di batteria a tratti virtuoso a tratti essenziale ma sempre efficacissimo, gentile concessione di Joakim Olsson.
Tuttavia a brillare prepotentemente sopra il resto (senza nulla togliere al resto della compagine musicale) è l’apporto chitarristico di Adam Lundqvist: senza perdere troppo tempo in chiacchiere, siamo di fronte a una raccolta di assoli che staccano di diverse spanne qualsivoglia concorrente del genere nell’anno corrente. Sempre ispirati, ricchi di melodia e aggressione allo stesso tempo, in poche parole una delle punte di diamante di questo album, come riscontrabile specialmente nell’auto-titolata del disco, appunto “Temple of Haal”.
Davvero un lavoro coi fiocchi da parte dei Nekromant, che con il loro personalissimo approccio a un genere storico come l’Heavy Metal, riusciranno a regalare un ascolto prelibato a chiunque sia avvezzo a queste sonorità e a chiunque voglia addentrarsi in una realtà musicale da tenere strettamente d’occhio.
Articolo di Lorenzo Bini
Tracklist “Temple of Haal”
1. Sileni
2. The Woods
3. Olorin’s Song
4. Nekrolith
5. Vaenir Dreams
6. Coward
7. King Serpent
8. Hackle Klint
9. Temple of Haal
10. Behind the Veil of Eyes
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