“Älskar” di Nina Nesbitt, fuori per Cooking Vinyl il 2 settembre, è un album pop? E allora perché ce ne occupiamo? Primo, perché la Nesbitt è fieramente indipendente, anche se è stata aiutata nel successo da nientemeno che Ed-King-of-Pop-Sheeran, suo ex, che l’ha portata in tour nel 2012 e ha scritto della loro relazione nel 2014 (canzone “Nina”). Ma il rosso di origini irlandesi non ha fatto altro che aiutare il mondo a conoscere il talento che la ragazza esprimeva già a 12 anni, polistrumentista e YouTuber, che ha recentemente e ampiamente dimostrato con collaborazioni sempre più stellari, R3HAB, Sasha Sloan, Charlotte Lawrence, Jonas Blue, Sigala, Ranji e WHITENO1SE, e più recentemente Coldplay, e riconoscimenti in tutto il mondo, e questo è il secondo motivo: non siamo di fronte a una cantante pop “con le basi”, ma a una musicista vera.
Terzo, perché i testi non sono sempre “family friendly” e questo ci sembra più Rock che Pop. E, quarto, per i detrattori, con Ed Sheeran non ci esce più (per i motivi, vedi il testo della canzone di Ed). Nina, nata in Scozia da madre svedese, si è fatta ispirare per questo album dalle sue origini, dalla sua famiglia e da introspezioni da lockdown: nell’estate 2019 durante una visita a casa della nonna in Svezia ha iniziato a scrivere, e ha avuto l’occasione di incontrare suoi idoli come Elvira Anderfjärd (remix di Taylor Swift), Jack & Coke (Tove Lo, Carly Rae Jepsen), e questo ha conferito all’album la sua parte più “nordica”.
Il lavoro è continuato online durante la pandemia, in connessione più profonda con sé stessa e in autonomia maggiore rispetto agli album precedenti, e da qui forse emerge la parte folk e narrativa più vicina alla sua parte scozzese. I testi invece riguardano l’amore in ogni forma a partire dal titolo, che significa “amare” in svedese, parola catturata dalle conversazioni della mamma con la nonna; il tutto per un album che oscilla fra ballate intimiste e pop elettronico di sapore nordico o anni ‘80. Anche se Dan Wilson (autore per Adele) è fra i collaboratori del disco e al mixer troviamo Manon Grandjean (Stormzy, Dave) l’album è scritto interamente da Nina Nesbitt e la produzione è sua in metà dell’album.
La prima traccia è “Gaol”, parola gaelica per… indovinate? “Amore”, a bilanciare il titolo richiamando la metà celtica. Una traccia introduttiva nata da un collage di vocali chiesti ai fan su TikTok e Instagram in cui, ognuno nella propria lingua, doveva dire “Ti amo”. “Teenage Chemistry”, scritta con i produttori Jack & Coke e l’artista svedese SHY Martin, è un inno euro-pop a un amore attuale che genera le stesse vibrazioni di una cotta adolescenziale: e bravo il fortunato Mike Duce, attuale compagno di Nina, che ci riesce dal 2016. “No Time For My Life To Suck” è un positivo e apparentemente spensierato inno quasi da teenager alla qualità della vita.
Scritto nello studio di Max Martin a Stoccolma con Elvira e Rickard Göransson è un esempio del risultato dell’influenza nordica; quello che a un primo ascolto sembra pop un po’ incolore è in realtà minimalismo svedese, che, combinato con il significato della canzone, scritta ironicamente pre-Covid quando poi la qualità della vita di tutti è precipitata, rende questa una piccola perla di composizione che può piacere o lasciare indifferenti come un mobile di stile nordico disegnato da un architetto emergente: possiamo pensare di trovarci di fronte a un mobile dell’IKEA o capire che l’autrice anche a 28 anni ha ancora lo spirito per lanciare un messaggio come questo e di confezionarlo come le piace senza chiedersi se “la critica” lo valuterà una pietra miliare.
Stesso discorso vale per “Pressure Makes Diamonds”: il messaggio, autoironico ma non troppo, grido di insofferenza per le aspettative riservate dall’industria discografica e dal mondo in generale a una ragazza che ha superato i 25, sfocia nella verità forse amara che “è la pressione a creare i diamanti” e quindi, volente o nolente, Nina crea musica anche dalla pressione stessa che la società le esercita addosso. Musicalmente ci si può abbandonare al piacevole flusso e capire che il veicolo pop per il messaggio è adeguato e curato per una precisa scelta produttiva, o essere critici verso la facilità di ascolto senza però capire appieno lo spirito della produzione nordica. Anche questo brano infatti è stato scritto con Jack & Coke e SHY Martin e mixato da Manon Grandjean.
“Dinner Table” è la contemplazione di un momento di magia familiare in cui tre generazioni di donne si siedono alla stessa tavola e mettono in comune emozioni ed esperienze (o non lo fanno, “All the secrets we’ll keep until we die”) come nonna mamma e figlia possono fare sedute a un tavolo per cenare. La melodia è distesa e accattivante con echi di pop svedese. “When You Lose Someone” è una ballad ritmica sulla perdita e sulla mancanza, non necessariamente per la morte, ispirata dai messaggi dei fan e scritta in uno dei viaggi a Stoccolma con Fanny Hultman e Simon Hassle. La melodia è così lineare con ritornello cantabile che ci si chiede se un remix potente versione dancefloor non avrebbe potuto ravvivare questo album, ma probabilmente a Nina non interessa saperlo perché è, come detto, più padrona anche dell’aspetto produttivo e quindi ci troviamo ancora una volta di fronte alla scelta consapevole di un’autrice che si produce anche.
“I Should Be A Bird” è un’acustica riflessione sull’empatia e su come può diventare difficile vivere con la sofferenza degli altri, “Come posso aspettarmi di sopportare il peso del tuo amore quando diventa così grande?” e librarsi nell’aria è difficile quando si hanno le ali spezzate. Il brano ha un video ufficiale con la regia di Wolf James, filmato nello scenario mozzafiato delle montagne Brecon Beacons in Galles meridionale. “Colours Of You” è il tributo di Nina alle commedie romantiche anni ‘90, anche se a suo dire si sente più Bridget Jones che Julia Roberts, solita modestia delle star, e la considera un sequel a “Last December” del suo album precedente. Scritta con il collaboratore di Adele, Dan Wilson, questa ballata sulla sinestesia dell’amore nasconde per me un mistero. Solo io mi accorgo del legame in il suo famoso ex, notando l’evidente legame fra il noto ritornello di Ed Sheeran “I’m in love with the shape of you” e questa “I’m in love with the colors of you”? Che è successo, lui aveva disegnato i contorni e li aveva lasciati bianchi, e lei si sente in dovere di colorare? Coincidenze? Io non credo.
Il compito di cambiare registro ritmico è affidato a “Limited Edition”, un brano vivace sull’accettare se stessi come unici, dal ritornello ipnotico che sicuramente renderà dal vivo, se Nina con i ragazzi della band magari pestano un po’, perché qua restiamo in modo molto discreto sotto il limite dei bassi che fanno vibrare i woofer. “Older Guys” è un brano che può risultare controverso per il tema, anche se la parte musicale è un altro esempio di quanto Nina abbia il senso della melodia e sia in grado di toccare le corde interne anche di me che sono un uomo di 55 anni, come posso empatizzare con una canzone che parla di come in età giovane le ragazze si lasciano spesso attrarre dai ragazzi più grandi, solo perché sentono in loro la sicurezza e la forza che le convincono a dare cose che vorrebbero poi poter “riprendere indietro” (All the things I gave you/Now I wish I could take them all right back)?
Ah già. Certo che posso empatizzare. Io ero quello che le ragazze non guardavano per guardare quelli più grandi. Ragazze, ascoltate Nina. Guardate sempre la persona, e non la sua età o la sua macchina, e non pensate per forza di dover diventare grandi troppo in fretta. Io non ero ancora una donna, ma tu eri un uomo; l’autrice racconta che non c’è un riferimento a una precisa situazione specifica, sicuramente non si parla del povero Sheeran che nella sua “Nina” ci tiene a dire “I met you when I was a teen, but then you were one as well”, ma è un’emozione con cui tante (e forse anche tanti) si potranno riconoscere.
“Heirlooms” è una canzone più matura, scritta a qualche anno di distanza da altre, e non a caso è fra le ultime nella selezione. È stata scritta su Zoom con Scot Dave Gibson senza averlo mai incontrato, quando lui aveva appena avuto il primo figlio, e il concetto di passare a qualcun altro tutto il buono che si ha, si è condensato perfettamente in questa delicata ballata. L’album si chiude con la title track, scritta ancora con Jack & Coke e SHY Martin su un loop messo giù da Nina dopo una notte passata ad ascoltare i Sigur Rós, ed è più ariosa e epica, appassionato inno all’amore, ma sempre amore molto nordico. La tromba di Svante Halldin ci accompagna all’uscita di questo album che sicuramente lascia una traccia importante nella carriera di quest’artista che è sempre cresciuta negli anni e potremo giudicare dal vivo lunedì 28 novembre all’Arci Bellezza di Milano.
Articolo di Nicola Rovetta
Tracklist “Älskar”
1. Gaol
2. Teenage Chemistry
3. No Time (For My Life to Suck)
4. Pressure Makes Diamonds
5. Dinner Table
6. When You Lose Someone
7. I Should Be a Bird
8. Colours of You
9. Limited Edition
10. Older Guys
11. Heirlooms
12. Älskar
Nina Nesbitt online:
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