Friends. Weird times indeed.
As the news seems to turn ever more grim by the hour, weve found ourselves vacillating wildly between feeling like there may be hope at times to utter despair – often changing minute to minute.
Although each of us define ourselves as antisocial-types who prefer being on our own, this situation has really made us appreciate the power and need for connection.
Music – whether listening to it, thinking about it or creating it – has always been the thing that helped us get through anything, good or bad. With that in mind, we decided to burn the midnight oil and complete these new ghosts records as a means of staying somewhat sane.
Sono tempi strani, tempi difficili.
C’è chi fa i live da casa, chi registra video home made, chi fa le dirette su qualche social a scelta.
E ci sono i Nine Inch Nails che decidono di regalare altri due capitoli, il V e VI, del loro progetto strumentale chiamato “Ghosts”, scaricabili direttamente dal sito della band o ascoltabili in streaming. I primi quattro volumi furono pubblicati ormai dodici anni fa, nel 2008, e a sorpresa questi due nuovi titoli si affacciano al mondo, introdotti solo dalle poche righe che abbiamo riportato in apertura.
Il messaggio è breve ma chiarissimo: la musica, pensata, prodotta, suonata, bella o brutta che sia, è ciò che fa apprezzare il bisogno e la forza dell’essere connessi gli uni verso gli altri, anche per tutti quelli che si definiscono antisocial types, proprio adesso che l’isolamento e il distacco dagli altri sono la condizione dominante.
Il sodalizio artistico di Trent Reznor con Atticus Ross – un premio Oscar per loro e una serie di collaborazioni a colonne sonore per serie TV, “The Watchmen” la più recente – li ha messi su dei binari impossibili, che il loro gusto e il loro talento riescono però a far convergere. Le loro recenti collaborazioni cinematografiche si sentono tantissimo e nonostante non vi sia traccia di una voce, appaiono immediatamente e inconfondibilmente riconoscibili. Il loro non è un suono, è un marchio ormai.
Inutile passare in rassegna le singole tracce, completamente strumentali, con nomi che potrebbero avere una spiegazione logica soltanto per i loro creatori, “A really bad night”, “Turn this off please”, “Out in the open”, quel che basta è solo ricordare che gli episodi sono due, uno chiaro e uno scuro, eloquentemente identificabili dalle rispettive copertine, da utilizzare, così si legge sul loro sito, quando le cose sembrano andare nel verso giusto together oppure quando…well, you’ll figure it out, “locusts”.
Due episodi musicali che i fan apprezzeranno tantissimo, in attesa di un album che pare ancora più lontanamente indefinito di questi tempi, da ascoltare assolutamente con delle buone cuffie, la sera, con qualche candela accesa, ma non troppe, per godere e lasciarsi permeare dalle suggestioni caustiche dei Nine Inch Nails.
Articolo di Alessio Pagnini
15. Almost dawn