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Radiodervish “Cuore Meridiano”

Un disco speciale, arrivato a distanza di 5 anni dall’ultima pubblicazione della band

Il 21 giugno è uscito “Cuore Merdiano” l’ultimo lavoro discografico dei Radiodervish, ep con cinque tracce, disponibile in versione cd, vinile e digitale su tutte le principali piattaforme online. Un disco speciale, arrivato a distanza di 5 anni dall’ultima pubblicazione dei Radiodervish, e cioè “Classica”, e che mette ben in mostra uno dei lati interessanti di questa band, con alla spalle 30 anni di carriera (il primo album pubblicato è del 1993, ma il gruppo si chiamava Al Darawish, poi trasformata in Radiodervish).

Nel corso di questi anni i Radiodervish, infatti, hanno realizzato varie cover e omaggi ad autori di riferimento. Su tutti, ricordo il bellissimo spettacolo dedicato a Franco Battiato, che meriterebbe di essere messo su disco. La loro capacità di reinterpretazione era poi già ben evidente nell’omaggio a Modugno nell’album “Amara terra mia”, dove veniva presentate “Amara terra mia” appunto, e che conteneva anche una versione sublime di “Tu si ‘na cosa grande”.

Ora, con questo lavoro, i Radiodervish propongono quattro omaggi, e un brano inedito. La scelta delle quattro canzoni, per chi, come me, si attendeva l’omaggio a Battiato, è stata una bellissima sorpresa.  Il disco, infatti, si apre con un grande classico degli Area, uno dei gruppi più raffinati del panorama progressive italiano, che, all’apparenza, non pare essere nelle corde dei Radiodervish. La sorpresa, dunque, è stata doppia. Perché, non solo il brano mantiene la sua caratteristica, e cioè quel suono, frutto di quel giro di note, che ne fa uno dei brani più iconici del genere, ma allo stesso tempo diventa un pezzo contaminato e rigenerato dal mood della band. E se gli elementi etnici erano nel Dna del brano degli Area, ora nella versione dei Radiodervish questi emergono in modo preponderante. L’innesto del testo di “I gigli neri” di Mahmoud Darwish, tradotto e cantato dalla voce di Nabil Salameh, è una perla che rende ancor più preziosa questa vera rilettura di un brano iconico.

Le due canzoni in francese – “Le temps de vivre” e “Pourquoi cette pluie?” – rispettivamente di Georges Moustaki e Jean Jacques Goldman – sono brani che naturalmente erano nelle corde della band. Due versioni pulite, candide, e che restituiscono la magia di una musica d’autore che, in Italia, non ha mai trovato pubblico, se non di nicchia. Certo, la nostra tradizione cantautoriale non teme confronti, ma la musica francese, a differenze del vino e del cinema, non è mai stata capace di trovare quel pubblico disposto a seguirla, come è accaduto per altri prodotti d’Oltralpe. Bravi i Radiodervish che hanno portato nel nostro paese un pezzo meraviglioso, e pieno di grazia, come “Le temps de vivre” di Georges Moustaki, paroliere di origine greche – era nato ad Alessandria d’Egitto – con una produzione sterminata, che in Italia viene ricordata solo per una versione riadattata di un suo brano da Bruno Lauzi. Insomma, nicchia nella nicchia, per intenderci.

“Pourquoi cette pluie?” di Jean-Jacques Goldman, cantautore e musicista parigino, è una canzone che è stata interpretata da Idir, autore algerino, che ha collaborato con Goldman. Un testo che racconta di donne che attendono mariti dal ritorno del lavoro, necessario per far sopravvivere la stessa famiglia.

La quarta cover è un Battiato straordinario. “La stagione dell’amore” diventa un brano pop all’ennesima potenza, senza perdere neppure per un attimo la grazia che contraddistingue questa anomala canzone d’amore. Si tratta della sintesi perfetta, per quanto è possibile ascoltare, del lavoro di cui si diceva all’inizio, quell’omaggio a Battiato del quale, a oggi, non esiste traccia registrata, se non appunto questa versione. A conti fatti c’è un filo rosso che lega questi brani, ed è la denuncia della brutalità della guerra che, ancora una volta, insanguina l’Europa e il Mediterraneo.

Ed ecco che l’unico inedito dell’album è “Giorni senza memoria”, struggente canzone che si candida a essere “La canzone del bambino nel vento (Auschwitz)” dei giorni nostri. Fra le note, non va scordato il cameo, alla chitarra elettrica, di Massimo Zamboni. La sofferenza e il male che le guerre, passate e presenti, portano con se, sono la chiave di lettura di questo mini-album che segna un ritorno importante di un gruppo che, in questi anni, ha saputo tenersi ai margini di un mondo discografico sempre più commerciale, e poco attento alla qualità. Meglio tornare con un disco quando per davvero si ha qualcosa da dire, sia che ciò accada con le proprie parole, o con quelli di altri. L’importante, però, è che la musica possa essere ancora, e sempre, fonte e veicolo di contenuti.  Pur se breve, un plauso ai Radiodervish che hanno confezionato un piccolo gioiello di cui andare fieri.

Articolo di Luca Cremonesi

Tracklist “Cuore Meridiano”

  1. Luglio, agosto, settembre (nero)
  2. Le temps de vivre
  3. La stagione dell’amore
  4. Pourquoi cette pluie?
  5. Giorni senza memoria

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