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Angelini D'Erasmo

Roberto Angelini e Rodrigo D’Erasmo “Songs In A Conversation”

Una vera e coraggiosa immersione nella musica d’autore rara e preziosa

Quanta bellezza tutta nello stesso vinile. Merce rara. Primo perché si tratta di un omaggio a uno dei grandi miti celati del Rock d’autore, e cioè Nick Drake; poi perché un progetto composto da un totale di 11 tracce (dieci in realtà, dato che una è una semplice introduzione live) e proposto solo in vinile, deve davvero distillare solo ciò che ha senso gustare. Ed è così per questo nuovo lavoro di Roberto Angelini e Rodrigo D’Erasmo uscito il 25 febbraio su FioriRari.

Facciamo per bene i compiti. Il progetto è composto da 11 tracce, suddivise tra un lato A e un lato B. Le prime due tracce del Lato A sono state registrate e prodotte da John Wood, fonico e produttore storico di Nick Drake, presso i Vada Recording Studios in UK (a poche miglia dalla casa natale di Drake), mentre le altre tre, sono state registrate in un secondo momento a Roma da Daniele Ilmafio Tortora, sodale di questo progetto. Per ricreare un sound anni ‘70, molto naturale, autentico e dai toni caldi, Roberto Angelini e Rodrigo D’Erasmo hanno coinvolto la band con cui collaborano da sempre, composta da Fabio Rondanini alla batteria, Gabriele Lazzarotti al basso e Andrea Pesce al pianoforte. Il Lato B invece è composto da pezzi suonati e cantati live da Rodrigo e Roberto insieme ad amici, ospiti, fan di Drake.

Questi brani sono stati catturati durante le riprese del documentario “Songs in a conversation. Le tracce sono delle versioni molto semplici e minimali, dove la voce degli artisti e il sound prodotto dalla chitarra si uniscono in perfetta armonia con i dolci suoni che riecheggiano dalla natura circostante. Questa la cronaca, che la dobbiamo a un lavoro di questa fattura e intensità.

L’album nasce per celebrare i 50 anni di “Pink Moon”, ultimo lavoro di Drake prima della sua prematura scomparsa. E così il vinile in questione non può che aprirsi con una bellissima, intensa e sentita versione del singolo “Pink Moon”. Ascoltate la registrazione del brano e la qualità sonora del mixaggio. È davvero un pezzo che rende giustizia a un grande classico dimenticato non perché sconosciuto, ma perché lontano dagli stilemi di quello che è diventata oggi la musica d’autore. Altro vertice dell’album è “Hazey Jane I”, dove chitarra e violino dialogano con piatti leggeri. Il brano, contenuto in “Bryter Layter” del 1971 era già una bellissima poesia che qui, nella versione di D’Erasmo e Angelini prende nuova vita. Va detto, non è immediato capirne la bellezza, perché sembra una ballad classica e di passaggio. E invece, ascoltata il giusto perché entri nelle orecchie e nella testa, ha il sapore dei viaggi lontani, quelli dai quali non tornare. Se la parte A del lavoro ha in questi due brani il vertici, il lato B è pura bellezza della quale non fare più a meno.

“Place to be” con Manuel Agnelli ci riappacifica con il giudice permaloso di X-Factor perché la sua voce trasforma ciò che è già prezioso in “Pink Moon” in rarità per intensità e passione. L’unico difetto è che la canzone è breve, troppo. E così la puntina chiama di tornare in dietro. Fabi, poi, è perfetto in “Saturday Sun” del 1969 da “Five Leaves Left”, brano che chiude l’album. Il pianoforte e le cicale di sottofondo, con il violino che fa da contro altare alla voce, non trasformano questo brano che è decisamente simile – senza la parte ritmica – all’originale, ma gli consegnano quel senso di un addio che serve a chiudere questo progetto.

Un album prezioso. In primis per riscoprire il cantautore e chitarrista inglese morto nel 1974 a soli 26 anni che ci ha lasciato tre album che non possono mancare in casa. Poi perché la canzoni scelte tornano a vivere senza la ricerca smodata del minimalismo dettato da tempo e denaro. Qui Angelini e D’Erasmo hanno capito che queste canzoni non hanno bisogno di grandi abiti ma di quel tanto che serve per non uscire nude la sera. Questo vuol dire che sono brani che hanno una loro intrinseca potenza che emerge anche se tutto viene ridotto ai minimi termini e passato all’esecuzione con strumenti – il violino – che nell’originale o non c’era o era assolutamente marginale. Amputare per far emergere, lavorare per sottrazioni è una tecnica che si applica alle grandi opere quando c’è un senso potente che può e deve emergere. Si sottrae, insomma, per far venire a galla. “Northern Sky” ne è l’esempio come, sul lato B, “Parasite” sempre presa da “Pink Moon”. Qui, poi, la seconda voce non solo veste a festa questo brano, ma lo avvolge in un’atmosfera davvero magica che emerge sulla distanza.

Si tratta di un album che davvero crea dipendenza. Un lavoro che chiama all’ascolto e che vuole essere ascoltato. Allo stesso tempo è un progetto che apre porte, getta ponti e abbatte frontiere. Ascoltato questo lavoro vien da se che si riprende in mano Drake. Si tratta, pertanto, di una vera e coraggiosa immersione nella musica d’autore rara e preziosa. Non fatevelo sfuggire.

Articolo di Luca Cremonesi

Side A

  1. Pink Moon (Rec and prod by John Wood)
  2. Know (Rec and prod by John Wood)
  3. Hazey Jane I
  4. Northern Sky
  5. Harvest breed

Side B

  1. Introduction
  2. One of this things first feat. Piers Faccini
  3. From the morning feat. Adele Nigro
  4. Parasite feat. Andrea Appino
  5. Place to be feat. Manuel Agnelli
  6. Saturday sun feat. Niccolò Fabi

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