Ai meno eruditi il binomio Grecia – Metal non sarà il primo a saltare in mente nella conversazione delle scene estere di questa corrente musicale. Tuttavia la cara vecchia “Elláda” ha saputo giocare un ruolo fondamentale in ambito Metal: non solo come alternativa alle già ben conosciute Inghilterra, Germania e paesi Scandinavi, ma allo stesso tempo, per un certo periodo fra anni ’80 e ’90, come vero portabandiera di realtà tuttora affermate a livello mondiale. L’ennesima dimostrazione del perpetuo funzionamento di questa fucina di discepoli dell’Heavy Metal sono i Serpent Lord, fuori con il loro secondo disco “Aporcypha” il 17 dicembre 2021 su etichetta From the Vaults.
Questo gruppo, reduce da un più che buono “Towards the Damned” nel 2018, approda al secondo lavoro mantenendo vivo il binomio che aveva contraddistinto anche il loro debutto di tre anni fa, ovvero un approccio moderno su di un genere che di moderno non ha proprio niente. Questa sorta di gioco di parole in realtà rappresenta perfettamente la composizione dei Serpent Lord: siamo infatti di fronte a un gruppo che su questo disco tributa allo stesso modo sia l’Heavy Metal e il Doom Metal della metà degli anni ’80 (con band come King Diamond e Candlemass rispettivamente), sia gli alfieri più contemporanei di questa frangia musicale, ricca anche di influenze esterne di altri generi del panorama Metal Estremo, con chiari riferimenti ai forse dimenticati e sicuramente mai troppo elogiati In Solitude.
Sul piano strettamente sonoro siamo di fronte a un disco costruito ad hoc, dove il comparto in studio molto curato fa in modo di portarci un album ripulito a dovere e perfettamente godibile, ma che allo stesso tempo soffre di questa estrema “pulizia” in fase di registrazione. Le composizioni dei Serpent Lord infatti, di grandissima qualità lungo tutta la scaletta, avrebbero brillato ancora di più con una mescola sonora più calda e vintage simile a dischi atta a esaltare ancora di più l’approccio tradizionalista di questo gruppo. Piccolo capriccio da recensore rompiscatole che tuttavia considera questo “Apocrypha” un disco di grande grande qualità su tutti i fronti.
L’aperitivo proposto dalla traccia “The Final Horsemen” ci introduce alla devastante “Divine Plane”, forse il miglior pezzo del disco: un brano che in circa tre minuti e mezzo riesce a condensare tutte le influenze precedentemente citate, andando addirittura ad aggiungere qualche tocco, specialmente nelle parti di chitarra, che deraglia verso il Black / Death dei leggendari Necrophobic. La voce si staglia sulla struttura muscolare del brano (e dei brani in generale) con una performance di livello assoluto, basti sentire il tandem fra ritornello e acuti da brividi sullo sfondo nei minuti finali. Altro punto a favore di questo pezzo con la chiusura dello stesso, parte lenta e trionfale che più Candlemass di così si muore.
Per tanti versi sono proprio questo tipo di particolari a fare la differenza: l’album dei Serpent Lord si tinge di sfumature davvero interessanti su quasi tutti i brani, andando a fornire spunti davvero gustosi all’interno di pezzi già di per sé di grande livello. I più riusciti sono stati il growl che sbuca dal nulla sul ritornello di “Inner Darkness” accompagnato da un stacco incredibile di sola voce, batteria e chitarra acustica – che riesce nell’impresa di non smorzare l’energia complessiva del pezzo – e l’entrata della conclusiva “Cursed Roots”, abbellita da un lavoro di batteria davvero eccellente e che si mescola in maniera magistrale con l’andamento cadenzato dei primi minuti del brano.
Menzioni d’onore anche alla fenomenale traccia “Humanity’s End”, un pezzo notevole dove l’alternarsi della parte musicale più lenta e decisamente di stampo Doom va a cozzare con il riffing heavy metal a 100 all’ora che riporta l’attenzione dell’ascoltatore a livelli massimi. Altra chicca nella chicca, lo strepitoso acuto che dà il via all’ultimo riff del brano, spezzando la canzone in due con un metaforico e apprezzatissimo colpo di sciabola.
I conclusione un monito per tutti i lettori: lanciatevi a capo fitto nella scena metal greca, capace, da più di 30 anni e su svariati generi, di donare ascolti di grande interesse e prodotti musicali qualitativamente strepitosi, fra i quali collocare senza dubbio il gruppo recensito oggi. I Serpent Lord sapranno accontentano un po’ tutti i fan dei generi di ispirazione menzionati all’inizio della recensione, allo stesso tempo mantenendo personalità e originalità in questo processo. Un lavoro eccellente che merita di essere ascoltato più e più volte e la riprova schiacciante di un paese attivissimo nella scena Metal mondiale e un gruppo che va a ingrossarne la falange oplitica con un disco di qualità innegabile.
Articolo di Lorenzo Bini
Tracklist “Aporcypha”
1. The Final Horsemen
2. Divine Plane
3. Hail to Nothingness
4. Love Covenant
5. Inner Darkness
6. Damned to Live
7. Evil Source
8. Humanity’s End
9. Cursed Roots
Line up Serpent Lord
Konstantinos Sotirelis – basso, voce / Marios Arikas – voce / Giorgos Terzitanos – chitarra, voce
Lazaros Bouroutzoglou – chitarra