Dopo ben quattro anni di attesa dall’ultimo lavoro, il 21 ottobre 2022 esce finalmente “Direction of the Heart”, il nuovo album degli scozzesi Simple Minds, su etichetta BMG. L’album ha preso ispirazione e forma in terra siciliana, dove Jim Kerr e Charlie Burchill risiedono attualmente, ma è stato in seguito registrato e mixato ad Amburgo durante il 2020 e parte del 2021.
La band si è consacrata negli anni ’80/’90, con un successo stratosferico ed oltre 60 milioni di copie di dischi venduti, eppure i due membri più rappresentativi, nonché fondatori, appaiono ancora “Alive and Kicking”, vivi e energici, sempre desiderosi di fare musica insieme. Ho avuto il piacere di ascoltarli live al Pistoia Blues il 15 luglio di quest’anno (la nostra recensione), con Kerr e Burchill in forma smagliante che hanno confermato questo stato di grazia nonostante il passare degli anni.
I due sono i soli superstiti della leggendaria formazione originaria, alfiere del synth/pop e della new wave, che dopo il successo eclatante ha conosciuto anche lunghi momenti tormentati sia dal punto di vista creativo che da quello relativo alla line up passata attraverso defezioni importanti (su tutte quelle di Michael McNeil e Mel Gaynor). Tuttavia la band è sempre riuscita a recuperare la decisiva verve che le ha consentito di mantenersi su alti livelli, tendenza confermata dall’album “Big Music” del 2014 e soprattutto dal più recente “Walk Between Words”. La stessa solidità che ho notato nelle partiture del nuovo lavoro in cui le Menti Semplici tornano a risplendere con i loro suoni, emanando anche una notevole carica umana che accompagna l’album in tutti i suoi pezzi, richiamata anche dal titolo stesso dell’opera.
“Direction of the Heart” è un disco di buona qualità, il ponte perfetto tra la passata produzione del gruppo e le sonorità più attuali. Un album di nove tracce dal sofisticato stile elettro/pop, compatto nella forma e particolarmente curato nella sua produzione. Kerr e Burchill sono stati certamente gli artefici principali della tracklist ma il loro lavoro è stato impreziosito dalla collaborazione di musicisti sopraffini che si sono ben calati nella dimensione Simple Minds. L’esplosiva batterista Cherisse Osei, ad esempio, è dal 2017 il ritmo pulsante della nuova formazione. La possiamo apprezzare nell’energico drumming che sprigiona in tutta la sua dinamicità. Ged Grimes ha invece ben coadiuvato le linee di basso del disco contribuendo anche alla scrittura di alcuni testi. Impossibile non menzionare la vocalist e corista Sarah Brown, importantissima per il suo apporto in gran parte delle tracce.
Il titolo dell’opera è di per sé molto significativo circa gli intenti dei suoi fautori. Il tema cardine delle liriche ruota attorno all’amore, l’umanità e gli affetti espressi a piena voce tra ritmiche possenti e vivaci inserti di synth. Da qui si intuisce la volontà di dare un messaggio positivo e di speranza con la voce di Kerr eccezionale nell’alternare tonalità più intime a tratti più incisivi.
La chitarra di Burchill è perfetta nell’incarnare l’essenza di ogni traccia e raggiunge l’apice in “Solstice Kiss”, il momento più emozionante dell’album. Un brano che inizia con atmosfere arpeggiate e languide per poi evolversi in sonorità corpose che riportano alla memoria alcune arie di “Belfast Child”, uno dei successi più clamorosi della band. Il pezzo parla di un bacio salvifico che riesce a riscattare l’amante da un universo rovinoso, è l’emblema dell’amore che sopravvive e fa sopravvivere a ogni forma di dolore.
Un altro aspetto della sofferenza è affrontato nella toccante “A Vision Thing”, che apre l’album, dedicata con devozione e nostalgia a colui che Kerr definisce il suo migliore amico di sempre, il padre scomparso purtroppo nel 2019. A contrastare il pathos delle liriche, un ritmo esuberante, agile e frizzante nel quale synth e chitarra si fondono mirabilmente, forse a confermare il potere benefico delle note nel dare un messaggio confortante. Lo stesso intento condiviso anche in “First You Jump” dove si trasferisce in musica l’ansia dei tempi moderni, le forti tensioni che si sono accumulate nel genere umano a causa delle ultime vicende, ma ancora la magia delle note a trasmettere una scossa positiva e motivante.
Non manca nell’album lo spazio da dedicare anche a una cover di lusso, “The Walls Came Down”, famoso brano del gruppo new/wave statunitense The Call e risalente al lontano 1983, peraltro interpretata in maniera impeccabile: l’esecuzione dona modernità al pezzo con un Kerr sugli scudi, bei cori ed una parte centrale di grande atmosfera, proscenio ad un finale ad alta intensità.
Sono presenti nel disco collaborazioni eccellenti come quella con Russell Mael, leader di un’altra celebre band glam Rock dei ’70, gli Sparks, nel brano “Human Traffic”; l’altra con Andy Wright, ex cantautore e arrangiatore, oggi affermato producer. Non posso che ribadire un giudizio positivo su questo album appassionante capace di spaziare dalle atmosfere più accese a ricordi vagamente post/punk come nei brani “Planet Zero” e “Who Killed Truth?”. Nota di merito finale, la traccia “Act of Love”, riproposizione moderna di uno dei primi brani della band, che costituisce un inno all’amore, vero e proprio scudo e fortezza contro le debolezze umane, il perfetto sigillo di un album rivolto ad una direzione ben precisa. Quella del cuore.
Articolo di Carlo Giorgetti
Tracklist “Direction of the Heart”
- Vision Thing
- First You Jump
- Human Traffic
- Who Killed Truth?
- Solstice Kiss
- Act of Love
- Natural
- Planet Zero
- The Walls Came Down
Line Up Simple Minds: Jim Kerr Voce / Charlie Burchill Chitarra, Basso, Tastiere, Programmazione / Ged Grimes Basso / Cherisse Osei Batteria, Percussioni / Sarah Brown Voce, Cori