“Moveys”, album di esordio della band Slow Pulp, è in uscita il 5 ottobre sotto etichetta Winspear Records. È il loro primo disco, dopo Ep, varie uscite come piacciono alla rete (cioè le uscite singole tanto gradite a YouTube e Spotify) e una quantità ragguardevole di live.
Gli Slow Pulp sono una band indie, caratterizzata da sonorità showgaze e slowcore, hanno un robusto seguito dall’altra parte dell’Oceano e sono piuttosto nuovi nel panorama europeo, ma hanno già esperienza da vendere e un sound ben definito e personale.
“Moveys” ha una storia travagliata, in quanto prima della fine della registrazione la cantante Massey ha interrotto i lavori per un grave incidente che ha coinvolto la sua famiglia seguito da un lungo periodo di stop per il Covid-19. Ciò ha costretto la band a terminare le ultime parti vocali in studi differenti. Nonostante questi problemi, l’album è programmato per il 5 ottobre e il singoli “Idaho”, “At It Again” e “Falling Apart” sono già disponibili.
Arriviamo all’ascolto, perché in fin dei conti ci fa piacere che questi ragazzi di Chicago siano bravi e belli, ma siamo qui per la musica. O meglio, chi legge queste righe ha interesse a impiegare il tempo per sapere se le energie che ho speso nei confronti degli Slow Pulp siano qualcosa che si possa avvicinare alla fame di musica nuova.
Quindi, senza passare di brano in brano in ordine di presentazione, vorrei mettere in evidenza la sensazione musicale che provoca: “Moveys” è carezzante, è piacevole. Sì, piacevole è il termine corretto, in quanto non invade la giornata, non cerca di silenziare i pensieri come altri generi e lascia liberi di respirare la musica mentre la si ascolta.
Gli Slow Pulp fanno uso di campionamenti, la batteria è tra lo spazzolato e l’accarezzato, e la voce è quella suadente della fidanzata che canticchia mentre legge seduta sul vostro letto, un sussurro che ci fa innamorare.
In sé il disco scorre, forse anche troppo velocemente, i dieci brani sono molto vari e spesso saltano di intensità, come tra “Whispers”, una ballad al pianoforte e “Falling Apart” il cui ritmo rientra in testa come un martello. La durata mi ha stupito, i brani sono molto corti, solo il singolo “Idaho” supera i quattro minuti e due stanno tra i tre e i quattro minuti, è tutto molto spot, ma ci si fa caso solo dopo il decimo brano, meno di mezzora dopo aver premuto il tasto play per ascoltare il brano di apertura “New Horse”. Infine la chiusura e title track, “Movey”, è diversa dal resto dell’album, è molto funky per 1 minuto e 20, e poi lascia al silenzio, richiedendo un immediato secondo giro di ascolto.
Tiriamo le somme, quindi, e arriviamo alle personali conclusioni: il disco è da ascoltare due volte consecutive ogni volta, è un bel lavoro, da sentire la sera appena rientrati a casa, o in inverno quando la giornata anche se cupa ci permette un po’ di respiro. Due volte, ho scritto, si, perché dura talmente poco da richiedere la ripetizione. E soprattutto, ascoltandoli, sorridete.
Articolo di Marco Oreggia
Tracklist “Moveys”
- New Horse
- Trade It
- Idaho
- Track
- At It Again
- Channel 2
- Whispers (In The Outfield)
- Falling Apart
- Montana
- Movey