Privilegio o garanzia di una validità costante e riconosciuta. “Inviolation”, fuori su Mascot Label Group in tutti i formati, è il titolo dell’ultima fatica di Steve Vai, che apre con uno dei pezzi più significativi e immaginifici di tutto l’album, “The Teeth of Hydra”, colonna sonora perfetta di un film di fantascienza, dove la creatura mitologica mostruosa, a tre teste, ti sovrasta minacciandoti.
Così potresti sentirti via via nell’ascolto di questo disco, dove si rasenta la perfezione in ogni dove, dal punto di vista tecnico strumentale neanche a parlarne, Steve Vai è sempre lui, il suo linguaggio musicale distintivo e inconfondibile, ormai portato al cubo, tra i musicisti ospiti, non a caso, anche vecchi compagni nella Zappa Band, Terry Bozzio e Vinnie Colaiuta, dove il nostro ha cominciato il suo iperbolico percorso di crescita musicale appena o quasi ventenne, o il Billy Sheehan con il quale ha condiviso il palco ai tempi della David Lee Roth Band nella seconda metà degli anni ‘80.
Produzione e mix eccellenti, piani di missaggio calibratissimi, per poter ascoltare in cuffia ogni singola sfumatura delle decine di tracce sovrapposte. Il lavoro è difficile, bisogna avere la voglia e la pazienza di ascoltarlo più volte, per cercare di capire dove l’artista voglia andare, e non è certo consigliabile a chi solitamente ascolta la radio, o chi consuma la musica come gli spritz o le gomme da masticare, tanto che in alcuni momenti potrebbe risultare ostico anche a musicisti dotati di una certa preparazione teorica e tecnica.
Steve deve soddisfare palati molto fini, ma soprattutto deve tener fede ad una reputazione enorme di musicista avanguardista e chitarrista riconoscibile e innovativo. Questo fa si che nei suoi lavori ci siano esercizi di stile? Può darsi, o può darsi di no, la fruizione di un prodotto è cosa personale, ma è comunque per mai traditi fan di uno dei più riconoscibili e mirabolanti chitarristi in tutto il panorama mondiale.
Possiamo distinguere in due “side” ben distinte il lavoro, come in un vinile, la prima parte è più particolare, come scrivevo in apertura, più dedicata a costruire suono e immagine, “The Teeth of Hydra” e “Zeus in Chains” sono due brani molto evocativi e anche tra le cose migliori, secondo i miei modesti e personalissimi gusti, e una nota di particolare interesse la metterei su “Candlepower”, dove Steve suona chitarra e basso e alla batteria si scorge Terry Bozzio, i due si cimentano in un difficilissimo dialogo ritmico, per chi le conosce, come fosse una variazione complessa tra “Sisters” e “Revised Music…” del suo maestro e mentore. Hydra è anche il nome del nuovo strumento per lui disegnato da Ibanez, uno strumento per l’appunto, a tre “teste”, una chitarra a tre manici e corde per arpa, che fa mostra di sé sulla copertina.
Una seconda parte invece più riconoscibile stilisticamente, leggermente meno complessa nell’arrangiamento, e votata al virtuosismo caratteristico di Vai, “Avalancha” e “Knappsack” ne sono le testimonianze. “Greenish Blues” è il momento lento, per modo di dire, visto che il nostro ci spara dentro seimilacinquecento note, e l’ultima “Sandman Cloud Mist” è il classico finale rilassato e di atmosfera.
L’artista ha un trademark, arrivato a 62 anni non si preoccupa neanche di come vendere la sua musica, la fa e basta, tenendo fede soltanto alle sue esigenze e allo sviluppo del suo linguaggio, che probabilmente, resterà incomprensibile ai più, ma sicuramente adorato per la sua integrità artistica, dai numerosi fan in giro per il mondo. Le date italiane del suo “Inviolate Tour” nella nostra Agenda.
Articolo di Francesco Bottai
Tracklist “Inviolation”
1. Teeth of the Hydra
2. Zeus in Chains
3. Little Pretty
4. Candlepower
5. Apollo In Color
6. Avalancha
7. Greenish Blues
8. Knappsack
9. Sandman Cloud Mist