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Superchunk “Wild Loneliness”

I Superchunk di Mac McCaughan ci offrono una moderata allegria venata di emozioni nostalgiche e voglia di fare ancora casino nonostante l’età

Ricordano i Manic Street Preachers nel processo che li ha portati a sdoganare un suono Punk in un più orecchiabile e aperto stile Indie. Non si capisce se l’estetica Indie l’hanno creata, o se l’hanno seguita. Fedeli alla loro sgangheratezza sonora i longevi Superchunk pubblicano il 25 febbraio 2022 questo “Wild Loneliness” per Merge Records. Registrato nel 2020-21, questo album suona allegramente solare malgrado tutto e malgrado i testi, che non abbiamo completi, ma sembrano intrisi di nostalgia, timore per il futuro e invocazioni di aiuto. Che i Superchunk siano Indie si capisce dalle (numerose) collaborazioni illustri: nomi che, a parte Mike Mills, sono, per i più, illustri… sconosciuti. Non mi vergogno di ammettere che molti dei famosi gruppi a cui gli ospiti appartengono li ho trovati su Wikipedia, scoprendo di non conoscerne neanche l’esistenza. Ammetto l’ignoranza, che è giustificabile se poi uno se li va ad ascoltare.

Partiamo da questo album: “City of the Dead” è un bel pezzo solare con un inizio acustico, arricchito dagli archi arrangiati da Owen Pallett (chi è? Wikipedia) e da un fresco e sgangherato assolo di chitarra Country Folk sufficientemente e studiatamente ingenuo, tanto da essere irresistibile. Ritroviamo il marchio di fabbrica della voce di Mac McCaughan, adolescenziale anche se lui ormai è ultracinquantenne. “Endless Summer”: dal bel ritmo e dalle armonie sofisticate, questo brano, singolo dell’album, ci promette finalmente un’estate infinita.

Abbiamo tutti bisogno di sentire questo pezzo in rotazione, quindi lo nominerò per la playlist anche se normalmente le linee guida editoriali ci chiedono di indicare altri brani rispetto ai singoli. E non importa se probabilmente il testo è una denuncia al degrado ambientale, e l’estate infinita è dovuta al riscaldamento globale: è ora di agitarsi scompostamente al suono di questo inno. Ospiti per le armonie vocali Normand Blake e Raymond McGinley dei Teenage Fanclub, definiti ai tempi da Liam Gallagher “la più grande band del mondo a parte gli Oasis”.

Anche se accreditato solo nelle armonie vocali, Mike Mills (R.E.M.) deve aver dato anche qualche consiglio compositivo per “On The Floor”, perché il pezzo suona R.E.M. dalla prima nota. Di nuovo armonie solari e ritmo sostenuto. Secondo ospite: il matematico Franklin Bruno dei Nothing Painted Blue, al piano. “Highly Suspect” è un Uptempo dalle armonie più malinconiche, dall’accompagnamento di fiati e dalla vocalità che ricorda Billy Corgan. Poteva durare la metà, anche se il ritornello quasi Ska si evolve con variazioni piacevoli nelle parti di fiati, che si dilungano probabilmente per dare spazio al gentile ospite Kelly Pratt dei Beirut, ospite live in passato anche per gli Arcade Fire.

La brevissima “Set It Aside”, è una piccola perla quasi Country dal bucolico accompagnamento acustico e sospensioni di tempo ispirate. Nel sincopato “This Night” ci godiamo il duetto con Tracyanne Campbell dei Camera Obscura su un tappeto di fiati arrangiati da Kelly Pratt e archi nuovamente opera di Owen Pallett. In “Wild Loneliness” aumentano i BPM anche se il tempo si ferma quando il polivalente Andy Stack dei… famosissimi… Wye Oak attacca un assolo di sassofono, scelto fra i tanti strumenti che avrebbe potuto suonare.

“Refracting” è finalmente Punk, con una melodia quasi alla Syd Barrett, ma si sente che questa è gente formatasi nei ‘90 dal ritornello e dalle rullate quasi Pop Punk. Anche qua, per usare un eufemismo, diciamo che le armonie vocali denotano… l’orgoglioso rifiuto dell’autotune. “Connection” dai suoni Sixties ispira serenità, ma il testo suona come un’implorazione a restare connessi, probabilmente in un buio momento magari pandemico. “If You’re Not Dark” è una ballata che inizia con sognante armonia acustica nel duetto con la cantante e attrice Sharon Van Etten, prima che la batteria di Jon Wurster, grande protagonista dell’album, sempre in primo piano nel missaggio e sostegno caratteristico di tutti i brani, torni a scandire il tempo accompagnando l’ingenuità solistica della chitarra per portare l’album alla conclusione, fedele al mood con cui era iniziato: con una moderata allegria venata di emozioni nostalgiche e voglia di fare ancora casino nonostante l’età, espresse bene nella “selvaggia solitudine” del titolo.

Articolo di Nicola Rovetta

Tracklist “Wild Loneliness”

  1. City of the Dead
  2. Endless Summer
  3. On the Floor
  4. Highly Suspect
  5. Set It Aside
  6. This Night
  7. Wild Loneliness
  8. Refracting
  9. Connection
  10. If You’re Not Dark


Line Up Superchunk
Jon Wurster – batteria, percussioni / Jim Wilbur – chitarra elettrica e acustica / Mac McCaughan – chitarra acustica ed elettrica, voce / Laura Ballance – basso

Superchunk online:
Instagram: Instagram.com/macsuperchunk/
Website: www.superchunk.com

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