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The Elephant Man “Sinners”

Album di grande caratura, lascia a bocca aperta per l’originalità sia delle liriche che delle stupefacenti trame sonore

Quando a gennaio ebbi il piacere di recensire il singolo “Valerine” dei lombardi The Elephant Man, mi resi subito conto che c’era sotto qualcosa di estremamente importante che stava prendendo forma, uno di quei dischi che mi sento di affermare come imperdibili nel panorama attuale del Rock nostrano e non.

Il 19 maggio è uscito infatti “Sinners” il primo full lenght di questa band, e tutte le aspettative della prima ora hanno trovato conferma. Altra produzione di VREC Music Label, questo album di debutto del super gruppo, italianissimo nella formazione è un disco incredibile, un’opera in cui si coagulano mirabilmente tanti stili. Si spazia dal Rock più genuino e Alternative alla New Wave, con qualche puntata nell’Elettronica sino alla Psichedelia, con venature Prog. Il tutto amalgamato in una perfetta alchimia dai sapori dark, ma riletto dai musicisti in una chiave originale e versatile che, pur presentando un respiro internazionale e un suono estremamente profondo e cupo, riesce a far convivere egregiamente tali peculiarità. D’altro canto, con protagonisti di questo livello, musicisti dalle credenziali sopraffine, dotati di ottima tecnica e ecletticità era lecito attendersi qualcosa di autorevole e la band non ha smentito le premesse della vigilia. The Elephant Man, il cui nome trae spunto dal famoso film di David Lynch, una storia drammatica e carica di umanità, si dimostra un progetto di grande caratura, capace di deliziarci con un lavoro intrigante e coeso che lascia a bocca aperta per la fantasia e l’originalità sia delle liriche, che delle stupefacenti trame sonore.

Maximilian, AKA Max Zanotti è uno dei pezzi da novanta del Rock italiano, uno dei vocalist più apprezzati. Il suo curriculum parla da solo: Deasonika e Casablanca solo per citare le più importanti band d’appartenenza, ma anche tante collaborazioni con artisti dai nomi eccellenti; la sua voce profonda e coinvolgente, dal timbro quasi baritonale, diviene elemento portante nello sviluppo delle liriche. Al suo fianco giostrano magistralmente il bassista Ivan Lodini (ex Movida) e TMY, ovvero Francesco Tumminelli, già membro dei Deasonika, alle chitarre. La sezione ritmica è completata da Halle, pseudonimo utilizzato da Alessandro Ducoli, batterista di eccelso livello forgiato da scuola Carl Palmer e Billy Cobham. Il progetto è nato durante il lockdown ma per le problematiche pandemiche ha dovuto gioco forza rallentare il suo corso e divenire solo oggi una gran bella realtà. L’obiettivo coraggioso che il gruppo ha voluto affrontare è stato misurarsi con i testi in lingua inglese per conferire al lavoro un sapore dalla portata internazionale e cimentarsi con un mercato più vasto. Cosa sicuramente riuscita data anche la produzione dell’opera che è stata affidata a Steve Lyon, già collaboratore in veste di producer di Depeche Mode e The Cure.

Il titolo dell’album dipinge un paesaggio a tinte infernali popolato da angoscianti figure con la testa conficcata nella sabbia, quasi un’allegoria di chi per paura non affronta le situazioni, che pur creandogli disagio, non riesce a fronteggiare. Una tematica già presente in “Valerine”, il singolo anticipatore dell’album, un pezzo pregevole dove convivono mirabilmente atmosfere psichedeliche e dark fuse in un robusto Rock dalle tinte elettroniche che non trascura la componente melodica.  Il brano rappresenta uno stato d’animo inquieto, quell’oscuro processo mentale in cui si trova un individuo che convive con un segreto proibito, l’onta di un peccato da cancellare ma che prima dell’espiazione richiede di essere confessato e proprio per questo è più difficile da superare. Un’identità parallela da cui cercare di staccarsi, ma in un mondo in cui prevalgono indecisione e paura del giudizio, la soluzione più facile è nascondere il volto, per non mostrare l’imbarazzo della sconfitta, pur sfoggiando un completo elegante per non sfigurare in una società di abili “peccatori”.

L’incipit di “Drift” dà subito la misura della qualità del suono elettrico, con riff incisivi, ritmica pulsante e un assolo di chitarra graffiante a chiudere il pezzo. In “Sinners” sale sugli scudi la voce di Zanotti mentre il clima ricorda influenze new wave. “Curtains” riporta invece le sonorità a ritmi più rock con la sei corde in primo piano a disegnare scenari su cui si inseriscono cori e tastiere. Come si può già intuire il disco riesce a rimanere in perfetto equilibrio tra sensazioni sonore diverse. Si passa con disinvoltura dall’alto lirismo e lo splendido ritornello di “Over The Mountain” all’evocativa “My Friend”.

I testi, che comunicano l’essenza di quel malessere interiore da cui l’uomo non riesce spesso a liberarsi per paura di affrontare la realtà, sono stati scritti dalla band con la collaborazione di Leah Denise Janeczko, creativa autrice americana stabilitasi in Italia. Autentica perla dell’album “Human” (nostra video-premiere), una fascinosa cover del celebre pezzo di Rag’n’ Bone Man. Un brano che esalta le qualità degli artisti (superlativi Zanotti e Tumminelli), muovendosi ancora su atmosfere scure e inquietanti che si intensificano con l’evolvere del pezzo, per accompagnare verso quella spiaggia sabbiosa evocata dalla copertina dove prima o poi ognuno dovrà passare. Bellissime le commistioni gotiche e metal cariche di arcano che contrassegnano “Free Ride To Hell”, dove la voce di Maximilian viene egregiamente supportata nei cori dalla cantautrice statunitense Shelly Bonet.

Nonostante il clima rimanga sostanzialmente tenebroso, l’album scorre con agilità fino al finale che ci propone “Payback”, traccia dai sapori elettronici e qualche reminiscenza Depeche Mode che si sviluppa poi in una magica melodia, ma soprattutto con “Scream”. L’incredibile dolcezza e tratti psichedelici disegnano questa ballata suadente, il motivo più lungo dell’album con i suoi 6’23’’. Circa a metà brano su un tappeto sintetico si inserisce la voce da soprano di Lucia Tumminelli, in un’aria dalle cadenze barocche che riprende il tema di “Lascia ch’io pianga” dal Rinaldo di Georg Friedrich Hendel. Grande pathos e brividi lungo la schiena per questo epilogo ad alta intensità emotiva, degna conclusione di un lavoro straordinario.

Un prodotto discografico di così grande spessore lascia sicuramente un segno indelebile. La sua vivida progettualità ce lo rende un momento da godere nella sua interezza con le sue tinte solide e tenaci, ma anche con la ricerca di un paradiso personale che possa scaturire da questa travagliata analisi introspettiva. La speranza concreta è che un disco simile non rimanga un episodio isolato nella storia di questa band ma sia solo l’inizio di un percorso; confidiamo che questi abili musicisti possano regalarci ancora opere di questo valore, tasselli che danno sicuramente lustro sia al Rock italiano che a quello internazionale.

The Elephant Man si esibiranno il 21 luglio al Legend Club di Milano in occasione del VREC Music Label Festival, evento organizzato per festeggiare i quindici anni di attività dell’etichetta discografica. Saranno poi il 29 luglio a Serravalle Pistoiese e il 27 agosto a Perugia.

Articolo di Carlo Giorgetti

Tracklist “Sinners”

  1. Drift
  2. Sinners
  3. Curtains
  4. My Friend
  5. Valerine
  6. Over The Mountain
  7. Human
  8. Free Ride To Hell
  9. Payback
  10. Scream

Line up The Elephant Man: Maximilian voce, cori / Ivan Lodini basso / TMY chitarre / Halle batteria, percussioni. Special Guests: Shelly Bonet Voce, Cori / Lucia Tumminelli Voce Soprano

The Elephant Man Online
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