Sia un vezzo, una moda del momento o forse una reale esigenza creativa, sta prendendo sempre più consistenza nei gruppi l’idea di realizzare dischi acustici, magari riproponendo per intero in questo particolare format, album già pubblicati. Non è sfuggito a questa tendenza neanche il gruppo statunitense The Mars Volta, una delle realtà musicali più interessanti e eclettiche degli ultimi due decenni, anni in cui ha avuto modo di esprimere tutte le enormi peculiarità di una musica così variegata da apparire come un’entità a sé stante nel panorama rock internazionale. La band ha pubblicato il 21 aprile “Que Dios Te Maldiga Mi Corazon” per Clouds Hill Records, confezionando così l’ottavo album in studio.
Mi si conceda un cappello introduttivo indispensabile anche per spiegare meglio questo nuovo lavoro. Innanzitutto, si nota che proprio quest’anno ricorre il ventennale del loro album d’esordio, “Deloused in the Comatorium”, capolavoro conclamato del Progressive /Alternative dei primi 2000. Un’opera prima di immenso spessore, incredibile e creativa fusion di livello. Da allora la musica del gruppo si è sempre evoluta in tanti stili e percorsi eterogenei, che hanno seguito sicuramente strade tortuose capaci di pescare nei generi più disparati come il Punk, il Jazz, l’Hard Rock, mantenendo costantemente quella punta di lucida follia d’avanguardia ma soprattutto quell’alone di Psichedelia che ha sempre contraddistinto la musicalità dei suoi due principali protagonisti, il vocalist Cedric Bixler – Zavala e il chitarrista nonché polistrumentista portoricano Omar Alfredo Rodríguez – López.
Due menti creative che hanno negli anni dato anima e corpo a questo progetto multiforme e di enorme successo. Come per altri, questa grande fantasia e espressività, che ha ampliato e diversificato spesso i connotati della loro produzione, li ha fatti divenire una band divisiva per i fan, che talvolta non hanno compreso o apprezzato certe scelte considerate non coerenti con la loro linea. Del resto, anche fra i due big del gruppo, si è verificata qualche frizione, come nel 2013, quando l’abbandono del complesso da parte di Zavala, sembrava aver decretato il capolinea dell’esperienza The Mars Volta.
Ma quando si è costruito materiale di questo valore e si sono condivise assieme una miriade di esperienze, prima o poi gli amori rifioriscono, la volontà di riannodare il filo del discorso torna a farsi prepotente e così, lo scorso 2022, il gruppo si è ripresentato in studio per creare “The Mars Volta”, un nuovo lavoro dal titolo molto significativo. Sì, emblematico perché una band attiva da oltre venti anni non aveva ancora pensato a un album con il proprio nome come titolo. Il risultato è stato una ventata di freschezza, un sound molto diverso rispetto al passato, più orientato a un Pop di livello e alla forma canzone con splendide melodie, valorizzate dall’incredibile estro dei due principali attori; una formula innovativa, un cambio quasi epocale nel loro modo di fare musica, che ha inevitabilmente diviso l’opinione del pubblico, tra i fan della prima ora e quelli più recenti, ottenendo comunque un significativo riscontro.
Mi sono soffermato oltremodo su questo disco, ma era doveroso perché questo ultimo “Que Dios Te Maldiga Mi Corazon”, non è altro che la versione acustica dell’album sopra menzionato e costituisce l’ennesima dimostrazione di coraggio della band. Nell’album precedente, gli aspetti forse più caratteristici del repertorio del gruppo, ovvero la latinità del suono e la riscoperta delle atmosfere caraibiche, erano rimasti sommersi dalla varietà di quella musica nuova e spinta verso direzioni diverse e sperimentali. Questo disco acustico invece, racconta la volontà di comunicare in maniera più semplice e istintiva le intriganti vibrazioni e i mille colori del loro suono. Non si pensi però a un album che viri al commerciale o a un suono più scontato. “Que Dios Te Maldiga Mi Corazon” è un lavoro curato in ogni minimo dettaglio, che scorre agilmente e si lascia accarezzare nelle sue sonorità vellutate. Non è un caso che i due musicisti abbiano deciso di operare una scelta così drastica ripartendo dall’album che prende il titolo dal loro nome, un disco emblema di un percorso tutt’altro che concluso, anzi forse l’inizio di un nuovo viaggio.
Un’opera audace, radicale e politica, così la definisce il celebre chitarrista, un modo perfetto di trasmettere i suoni latini e caraibici che Rodríguez – López ha da sempre coltivato nel suo animo. A supportare i due primattori, alcuni riferimenti storici della band come il pianista e tastierista argentino Leo Genovese. A completare l’ensemble Daniel Diaz alle percussioni, lo stesso Omar con Marcellus Rodríguez – López ai fiati e archi e Eva Gardner al contrabbasso. Il trait d’union con l’album precedente oltre che nei suoni è confermato anche dalla copertina, che ne ripropone l’artwork ma con un colore diverso, argentato anziché dorato, quasi a voler evidenziare questo minimalismo espresso nella versione acustica del lavoro.
Una suggestiva trama unplugged che talora muove verso spunti jazz, come nella deliziosa “Shore Story”, oppure viene sorretta da un delicato e esotico ritmo percussivo “caribbean style”. La voce di Zavala, che certamente conosciamo per il timbro unico, è più che mai espressiva e sembra acquistare maggior intensità nella dolcezza delle partiture. Ascoltare a questo proposito i suoni di “Black Condolence” o anche di “Vigil”, uno dei pezzi più intriganti anche nella precedente versione, contraddistinto in questo caso da una ritmica danzante, romantica e briosa. “Que Dios Te Maldiga Mi Corazon”, è colorata da un piano che tratteggia un’atmosfera latino – americana, mentre “Cerulea” assume i connotati di una languida ballata sorretta da una melodia evocativa. In “Palm Full Of Crux” e “Tourmaline” è la chitarra di Rodríguez – López a prendersi la scena, disegnando scenari incantati e carichi di pathos. Fra ritmi salsa che ricordano ancora movenze e radiosità caraibiche e che si vanno a incastonare con fascinose melodie dai suoni insoliti e coinvolgenti, si arriva al termine del lavoro con le ambientazioni quasi psichedeliche di “Collapsible Shoulders” e i ritmi più Prog di “The Requisition”.
Cosa aspettarsi dal futuro? Le sorprendenti svolte musicale dei The Mars Volta riflettono l’elemento portante della loro musica, l’imprevedibilità; il gruppo, anche in questa nuova veste, pare divertirsi a giocare con le note, liberando le emozioni e i colori della sua profonda e radicata tradizione. Il 2023 ci restituisce una band storica che ha ancora voglia di creare e reinventarsi, seguendo di volta in volta quell’audace spinta istintuale che ha da sempre contraddistinto la sua identità multiforme.
Il tour che il gruppo ha attualmente intrapreso li vedrà esibirsi anche in un cospicuo numero di concerti europei. In alcuni di questi show sarà coinvolta in veste di opener l’estrosa e vulcanica cantautrice statunitense Teri Gender Bender. In altri live invece, saranno i The Mars Volta stessi a supportare Red Hot Chili Peppers e Iggy Pop. Al momento non sono purtroppo previste date italiane.
Articolo di Carlo Giorgetti
Tracklist “Que Dios Te Maldiga Mi Corazon”
- Blacklight Shine
- Graveyard Love
- Shore Story
- Blank Condolence
- Vigil
- Que Dios Te Maldiga Mi Corazon
- Cerulea
- Flash Burns From Flashbacks
- Palm Full Of Crux
- NoCase Gain
- Tourmaline
- Equus 3
- Collapsible Shoulders
- The Requisition
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