Fuori il 4 ottobre per l’etichetta Is It Jazz? Records “The Verge”, album di debutto del gruppo omonimo. Formatisi presso la prestigiosa Norwegian Jazz School di Trondheim, i The Verge iniziano il proprio viaggio nel 2019 con una proposta coraggiosa e indubbiamente all’avanguardia, forgiata su un Jazz Rock impetuoso, che pur riprendendo retaggi prog della scuola canterburiana, ha introdotto diversi spunti personali, disegnando un collage musicale davvero molto interessante.
Collage è probabilmente la parola perfetta per tentare di inquadrare questo progetto che origina dalle idee compositive di tutti e quattro gli elementi della band. Jazz melodico, Prog Rock e pura improvvisazione si alternano in un gioco di contrasti. Prendiamo per esempio il brano di apertura “Nessesse”, che spalanca immediatamente una forsennata sezione di drumming, che instaura subito un’enigmatica discussione con il sax e che si pone quasi in antitesi alla ritmica sferzante arginandola inizialmente con frasi più cadenzate. Sebbene il sax sia lo strumento designato a dettare la linea melodica in quasi tutti i brani, è doveroso sottolineare che parte essenziale della sua forza espressiva la si deve alla ritmica del basso che incalza incessantemente i virtuosismi vocali sottolineandoli con altrettanti pezzi di bravura. Più che tangibili le sue vigorose vibrazioni nei pezzi “Snake” e “The Blast Supper”, il secondo dei quali ci riporta ai King Crimson di “21st Century Schizoid Man”per certe contorsioni sonore e il clima più rock.
Nella parte centrale del disco sale in cattedra il chitarrista con la psichedelica “Gratitude” che dimostra un piglio più indirizzato verso il Prog. Ma è la successiva “Emils låt/Postludium” che rappresenta forse uno dei vertici di destrezza di questi musicisti che a partire da un arpeggio solitario, che durerà identico per tutti i quasi otto minuti del brano, riescono a inserirsi con una partitura travolgente e sconnessa sulla linea ritmica della chitarra. La conclusiva mini-suite “Patterns for Meditation”, come indica emblematicamente il suo titolo, spinge The Verge verso modelli meditativi ed è forse una delle poche concessioni del disco al Prog nella sua forma più tipica che però, un po’ come gli altri brani, si trasforma in poco tempo in dinamica elettricità trascendendo ogni schema.
“The Verge” si propone come un disco che sfida le convenzioni e si proietta verso avanguardie sonore dalle molteplici diramazioni. Il Prog trova qui una particolarissima evoluzione verso un suono capace di coniugare influenze del recente passato con una prospettiva certamente più indirizzata al virtuosismo contemporaneo. Questo disco ha il pregio di connettere tante e diverse sensibilità musicali in sensazioni improvvise e libere da qualsiasi dettame accademico, rappresentando proprio per questo un interessante modello per una musica desiderosa di proiettarsi oltre qualsiasi limite prestabilito.
Articolo di Carlo Giorgetti
Track list “The Verge”
- Nessesse
- Hyperreality
- Snake
- Gratitude
- Emils låt/Postludium
- The Blast Supper
- Patterns for Meditation
Line up The Verge: Emil Storløkken Ǻse chitarre / Aksel Rønning sassofono, flauto / Alf Høines basso / Ingvald André Vassbø batteria, percussioni
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