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Thurston Moore

Thurston Moore “By The Fire”

L’onestà, la capacità compositiva e il totale controllo espressivo il marchio di fabbrica dell’artista

È uscito il 25 settembre 2020 “By The Fire”, il nuovo lavoro di Thurston Moore, settimo album solista dell’ex “Sonic Youth”, pubblicato direttamente dalla sua etichetta Daydream Library Series. Thurston descrive le sue nove canzoni  flames of rainbow energy, where the power of love becomes our call. These are love songs in a time where creativity is our dignity, our demonstration against the forces of oppression.

“Hashish” parte con un’ipnotica introduzione strumentale che rimanda in maniera diretta all’effetto del narcotico di cui si decantano le lodi. La canzone, scelta come primo singolo estratto, presenta un video sfizioso, realizzato grazie a un mix di riprese allucinate, scene d’archivio dell’ultimo tour e frammenti-video del personale lockdown dell’artista. “Cantaloupe” irrompe d’impatto grazie a un pesante riffing distorto, e pur non essendo un brano folgorante scorre liscio e catchy, tanto che potrebbe essere senza problemi un secondo potenziale singolo, non fosse che per il giusto minutaggio.

Con i dieci minuti di cambi e ritorni di “Breath” s’inizia a fare sul serio, a entrare nel cuore di un lavoro che conferma in maniera palese la capacità di scrittura di Moore, il suo controllo sulla forma-canzone che ormai si è espansa ed è esplosa, pur risultando magicamente omogenea nella fruizione finale.
Per tutta la sua durata “By The Fire” suonerà come un prodotto a cavallo fra un ritorno sulla scia delle sonorità dei Sonic Youth e l’affermazione del suo personalissimo approccio musicale, quell’ingrediente che diede grossa linfa vitale alla sua celebre ex-band.

Gli arrangiamenti in “Siren” diventano più aperti, solari, il brano fila via senza che l’ascoltatore senta la mancanza della voce, e alla fine del settimo minuto sembra esser pronta a finire così, al termine di un crescendo conclusivo da manuale. Un arpeggio ancora più cristallino e un cantato caldo e avvolgente fanno da coda, un po’ alla Beck, lasciando nell’ascoltatore vibrazioni positive.

Sulle tracce di “By The Fire” non mancano certo i guizzi di musicisti di spessore. Deb Googe dei My Bloody Valentine al basso, Steve Shelley e Jem Doulton alla batteria, Jon Leidecker (Wobbly dei Negativland) ai synth e James Sedwards alla chitarra fanno un lavoro notevole, in perfetto equilibrio fra le esigenze personali dell’autore e il loro prezioso tocco personale. Si torna alla struttura più classica con “Calligraphy”, ma il flusso unico di sola chitarra elettrica più voce suona un tantino debole, poco incisivo.

Non solo più interessante del precedente episodio, ma candidata a restare come il brano più importante del disco, è la seguente “Locomotives”. Oltre un quarto d’ora di suoni, dissonanze, movimenti che ricordano davvero l’andamento di locomotive lanciate lungo i binari. Un brano che contiene più anime, un modo per raccontare il mondo di limiti dentro i quali siamo confinati (o dentro i quali vogliamo confinarci) attraverso l’ABC del Noise più puro.

“Dreamers Work” è un altro momento esclusivo per chitarra e voce, ma stavolta la povertà strumentale non incide negativamente sull’efficacia del brano, anzi, l’atmosfera sospesa e sognante rende la canzone diversa e bellissima. “They Believe In Love [When They Look At You]” viaggia spedita e sicura, presenta delle notevoli soluzioni percussive, mentre nella parte cantata risuonano echi declamativi alla Morrison. La conclusione è affidata a “Venus Instrumental”, il brano più sperimentale e arduo di tutti, in cui le asprezze chitarristiche giocano un ruolo fondamentale, lasciando in bocca un sapore amaro di caos e devastazione.

La copertina realizzata dall’artista londinese Radieux Radio, autore anche di alcuni testi dell’album, riesce a catturare bene le tonalità desaturate dell’opera, presentandosi al mondo con un classicismo basico che tuttavia non riesce a catturare l’attenzione come si addice spesso alle immagini più semplici. Sembra un po’ questo, il destino di “By the Fire”. Bello, ma non da strapparsi i capelli. Sperimentale, ma senza essere una novità. Ad alcuni momenti altissimi si accostano episodi un po’ più seduti, che in mano a un artista qualunque farebbero aguzzare le orecchie, ma nella discografia di Moore non fanno certo gridare al miracolo. A oggi sono dunque l’onestà, la capacità compositiva e il totale controllo espressivo il marchio di fabbrica di Thurston Moore. Un viatico che, in definitiva, ha il sapore della strada verso la maturità assoluta.

Articolo di Simone Ignagni

Track List “By The Fire”

  1. Hashish
    2. Cantaloupe
    3. Breath
    4. Siren
    5. Calligraphy
    6. Locomotives
    7. Dreamers Work
    8. They Believe In Love [When They Look At You]
    9. Venus Instrumental

Thurston Moore Online
Website – https://www.thurstonmoore.com/
Facebook – https://www.facebook.com/ThurstonMooreOfficial/
Instagram – https://www.instagram.com/thurstonmoore58/?hl=it

 

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