Dal 10 gennaio per Numeronove è fuori “II”, il primo long playing di Torba, al secolo Luigi Pianezzola nonché touring member dei Soft Moon, un’influenza importante per la realizzazione di questo lavoro come leggiamo dalle stesse parole dell’autore:
[Jose Luis Vasquez] ha cambiato tutto per me, suonare con The Soft Moon e conoscere Luis soprattutto, afferma. Ha condiviso molto su tutto… voleva che ci sentissimo una famiglia e una band prima ancora che musicisti in tournée, così parlavamo sempre di musica. Mi ha aperto la mente, perché non si preoccupava della musica in sé. Si preoccupava del felling e dell’energia connessa, non degli aspetti tecnici, e io ho preso molto da lui.
Se vi state chiedendo perché il primo album si chiami “II” il motivo è che c’è stato un precedente ep nel 2023 a cui è seguito un progetto più ampio del previsto, qualcosa definibile probabilmente come “flusso di ispirazione”: i brani pensati per questo nuovo lavoro hanno avuto una nuova veste con l’aiuto del produttore Maurizio Baggio (The Soft Moon, Boy Harsher), ed eccoci a qualcosa di più corposo di un ep. Buona la seconda, insomma.
Mi ha dato una nuova prospettiva sul mio lavoro e abbiamo cambiato praticamente tutto, dice Pianezzola su Baggio. Dai nomi che stiamo scrivendo vi starete già facendo un’idea di ciò a cui stiamo andando incontro. Passiamo ora ad analizzare questa enorme e affascinante bestia industriale sputafuoco.
“Prelude” apre il disco con dei pattern lampeggianti di un minuto e quattordici: è il biglietto per lanciarsi in questo cyberspazio dal carattere punk, o forse dovrei parlare di “rapido ascensore verso il ventre”. “Deal” si presenta con battiti elastici, una voce d’oltretomba e raffinati tocchi di percussioni elettroniche che ci portano a una folle caduta nel vortice. Sì, deve essere un ascensore verso il fondo, se c’è un fondo a tutto questo: stiamo scendendo in una strana dancefloor al centro della Terra. C’è un che di consapevolmente distruttivo.
Mi piace usare suoni acustici o campioni e poi sovra-elaborarli per distruggerli pezzo dopo pezzo, dice Pianezzola. Amo usare bit reduction e la distorsione digitale per mantenere solo il tono e cercare di distruggere tutto il resto, per arrivare all’essenza stessa del suono.
“Punto” è un brano immediato, aggressivo, diretto, uno dei punti salienti del lavoro, un’anima industrial che gratta su sentimenti di rabbia e fa ballare con un’urlante voce distorta. La ascolti e ti lasci andare, l’anima scende giù in metropolitana e non le interessa molto di tornare in superficie: qui al buio e scheggiati dal neon si sta bene. Sulla quarta traccia, “Wire”, Torba ci racconta: Pensavo a quanto tempo ho passato in un club in situazioni estremamente strane. Mi chiedevo perché lo facessi, e poi lo rifacevo di nuovo.” Un loop di esperienze notturne in cui non si può non pensare a quella corsa anni ‘90 che erano gli Underworld in “Trainspotting”, come tipo di immaginario collettivo.
Un disco autodistruttivo e autocostruttivo, correttamente sbagliato, coraggiosamente pauroso; è un album nato durante il lockdown, un periodo generalmente confuso che in realtà al livello di produzione più che di composizione non sempre ha generato grandi capolavori anche tra i nomi più mainstream, ma che Torba invece ha sfruttato per quello che è stato: un’occasione forzata da cui fuggire tuffandosi in un vertiginoso viaggio introspettivo. Ha creato un tunnel dove chiudere gli occhi e lasciarsi assordare dalla musica alta per non sentire ciò che accade fuori: è il suono di una pretesa di intimità, della richiesta di una folle notte ancora, soprattutto se proibita.
Era uno spazio in cui potevo fare ciò che volevo,” spiega. “Era bello fare qualcosa di ‘sbagliato’, perché quando registri per qualcun altro devi lavorare con il suono più pulito possibile. Quando faccio le mie cose, cerco di spingermi al limite per fare tutto nel modo sbagliato. E quel che lui chiama “sbagliato”, meravigliosamente sbagliato, lo sentiamo nelle successive “Dare”, “Lies” e “Caduta”, un titolo quest’ultimo decisamente adeguato a quanto fin’ora scritto.
Poi arriva la calma di “Interlude”: è lo spacca-album che preannuncia il secondo tempo. “Onda” è un brano quasi ambient; più rilassato e meno aggressivo rispetto ai precedenti. Dopo essere stati fiondati nella profondità di questo mondo interiore ora esploriamo la superficie di un mondo che troviamo cambiato una volta tornati dalla dancefloor sotterranea. Questa seconda parte apre il congedo dell’album con un’oscurità e una raffinatezza da colonna sonora stavolta più brianeniana che da NIN, disegna paesaggi deserti e metropoli all’orizzonte, è la coda del drago; se lì sotto si ballava, lì sopra c’è un deserto, il deserto apocalittico del lockdown, l’alba dopo una lunga selvaggia notte, il ritrovamento dei freni inibitori che ci riconducono in una casa che ora non riconosciamo più.
Che sensazioni si hanno una volta finito l’ascolto? Se su il mondo è cambiato, giù possiamo abusivamente danzare nel ventre della Terra, fuorilegge dalla vita per circa un’ora grazie a questo disco che sembra una confessione, l’urlo in una scatola. Un album che molti club, e non solo, ameranno; in fondo quei locali notturni sarebbero per questa creatura un ritorno a casa, la vera casa.
Articolo di Mirko Di Francescantonio
Track list “II”
Line up Torba: Luigi Pianezzola all instruments
Torba online:
Instragram: https://www.instagram.com/torba_music/
Bandcamp: https://www.torbamusic.bandcamp.com/album/torba