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Tori Amos Ocean to Ocean

Tori Amos “Ocean To Ocean”

Sì, nessun miracolo … se non quello di una coerenza musicale ed emotiva disarmante

Un disco sulla perdita e su come affrontarla ha dichiarato Tori alla stampa, parlando del suo ultimo lavoro “Ocean To Ocean”, uscito il 29 ottobre 2021 su Decca Records. La perdita lenta e straziante della madre che torna inevitabile nel lungo periodo di lockdown in Cornovaglia, lontana dalla casa americana. La perdita, più in generale, della libertà, degli spazi, dei contatti, dell’incontro, della vita vissuta e condivisa.
    
Un ottimo disco senza ombra di dubbio, un escamotage in note e canto per fare ciò che il corpo fisicamente non può: volare da un continente all’altro, oltre quell’oceano che non può essere attraversato. Non si grida al miracolo, va bene, e i capolavori del primo decennio restano lì, di nuovo intoccabili … probabile sarà così per sempre. Tuttavia sfido chiunque a pubblicare un album così completo, piacevole, denso di significato, ben orchestrato, dopo gli oltre 30 anni di attività e le centinaia di canzoni mandate in stampa dalla Dea.           

“Addition of Light Divided” è una opener fatta apposta per abbracciare e coccolare tutti i devoti della Rossa per eccellenza. Dentro c’è l’intero mondo di Tori, un riff di piano incalzante che rimanda a una “Caught A Lite Sneeze” più pacata, gli incastri vocali stratificati nei cori e nei riverberi angelici. “Speaking With Trees”, uno dei due estratti usciti in anteprima, è centrale a livello tematico: narra la sofferenza che non solo lei, ma anche tutti gli artisti del mondo hanno vissuto durante il periodo di pandemia, costretti a non poter suonare dal vivo, a non poter recitare nei teatri, a non poter esporre nei musei. Il confronto con le persone per cui un artista crea è alla base stessa del processo creativo, ne è parte fondamentale e integrante, e privandolo di quel passaggio fondamentale rischia di avvizzire, di smarrirsi, se non di perdersi del tutto.         

Solo chi è del campo e ci è passato di persona può capire, e leggendo le liriche di Tori è impossibile non commuoversi. Per lei, una forza della natura, una musicista che ininterrottamente ha suonato ogni anno dal vivo fin dal periodo adolescenziale, è ovvio che l’impatto sia stato devastante. Un colpo che l’ha riportata senza preavviso a se stessa, a fare i conti con la carriera, con gli sbagli o le mancanze collezionate suo malgrado. “Devil’s Bane” scende per la prima volta nelle profondità, abbassa i toni e i ritmi, conduce le danze lungo i tasti neri e bianchi stavolta usati per “blueseggiare” in modo molto personale. 
     
“Swim To New York State” si presenta con un incipit importante, si rivela essere uno di quei brani di peso che riescono a fondere la parte più oscura alla “I Can’t See New York”, alleggerendo il tiro grazie a un uso intelligente e mirato di interventi orchestrali, e stacchi che hanno la fervente portata della musica classica. “Spies”, accompagnato da un piacevole lyric video, riprende il filone più leggero e giocoso della cantautrice, cui diede vita con chicche quali “Happy Phantom”, passando poi per regali come “Mr. Zebra” e “Posse Bonus”. La title-track ha la forza tradizionale delle antiche filastrocche, quelle litanie ancorate nella memoria di ognuno di noi, indelebili, parte stessa della nostra essenza.
         
“Flowers Burn To Gold” è il brano che i fan di vecchia data aspettano in ogni disco. C’è solo Tori tutt’una col suo piano: il connubio perfetto. Il matrimonio indelebile ed eterno che nella realtà, diciamolo, non esiste. La struggente avanzata delle liriche rimanda a un’altra “doratura”, quella commovente di “Gold Dust”, che chiudeva il viaggio indimenticabile del suo alter ego in “Scarlet’s Walk” (2002). “Metal Water Wood” avanza suadente e morbida, arricchita da un arrangiamento intelligente e inedito nella produzione della Amos. In “29 Years” possiamo sentire uno dei pochi casi in cui la voce di Tori viene modificata, effettata più del solito, e il risultato si allaccia all’approccio che, di album in album, abbiamo scoperto nelle succulente B-Sides (che di B-Side hanno sempre avuto davvero poco, vista la grande forza di ogni proposta).      
     
“How Glass Is Made” è una ballad dolce sussurrata a mezza voce, una carezza che ricorda, anche nelle atmosfere evocate, alcune delle composizioni aperte di “The Beekeeper”. L’album si chiude con “Birthday Girl”, una canzone che lavora in obliquo, sia per le scelte melodiche che per gli arrangiamenti splendidi, visivi, per gli umori che a tratti la rendono un tango-pop struggente, e che già al primo ascolto la incoronano come uno dei momenti più alti dell’intero lavoro.           

Sì, nessun miracolo … se non quello di una coerenza musicale ed emotiva disarmante. Perché l’universo di cui parla Tori resta lo stesso, è quello che tutti abbiamo amato fin dalle prime note di “Cruficy”, nell’ormai lontano 1992: il dolceamaro che marchia l’esistenza, le sue luci e le sue ombre, le nostre azioni e i nostri pensieri intimi. In un solo termine: la nostra sofferenza, che Tori ci invita ad abbracciare non per subirla ma per farne un punto di forza. L’unico modo per cui la realtà possa elevarsi e diventare immanente rispetto a noi, in tutte le sue meravigliose contraddizioni.    

Articolo di Simone Ignagni

Track list “Ocean To Ocean”
1. Addition Of Light Divided    
2. Speaking With Trees
3. Devil’s Bane
4. Swim to New York State
5 .Spies
6 .Ocean To Ocean
7 .Flowers Burn To Gold
8. Metal Water Wood
9. 29 Years
10. How Glass Is Made
11. Birthday Baby


Line up Tori Amos
Tori Amos: piano, voce / Jon Evans: basso / Matt Chamberlain: batteria / Mark Hawley: chitarra  

Tori Amos Online:
Website – http://toriamos.com/
Facebook – https://www.facebook.com/toriamos
Instagram – https://www.instagram.com/toriamos/?hl=it
Twitter – https://twitter.com/toriamos

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