Chi conosce Mark Tremonti non ha bisogno di spiegazioni per questo album in uscita il 24 settembre 2021 per Napalm Records e può passare direttamente al paragrafo successivo. Chi invece vuole una definizione … ci sono state epoche in cui l’energia dietro la musica e la voglia di suonare e di comporre hanno prevalso sulla necessità di aderire a un genere o di codificare la propria produzione con un’etichetta riconoscibile. I primi anni 2000 sono stati per certi versi la coda di un periodo di sperimentazione che ha creato stili del tutto nuovi non badando appunto a mischiare Rap con Metal, Pop con Punk e elettronica con Rock and Roll.
Mark Tremonti è figlio di questa attitudine ed è inutile chiedersi se questo è un album di qualunque genere o sottogenere Metal. Tremonti, già parte dei Creed e degli Alter Bridge, è forse la voce più pulita ad aver cantato sulle sue canzoni; le parti vocali dell’album sono sempre ascoltabili, al limite del monocorde, ma la noia è tenuta lontana dall’intensità emotiva delle esecuzioni e dal peso specifico delle basi musicali, che martellano come un sindacato di fabbri. In “A World Away” una parte vocale melodica che potrebbe essere stata scritta, e magari lo è stata, per Myles Kennedy, con momenti orientaleggianti, variazioni orecchiabili cantate a voce e tastiera, si appoggia su una base Qualcosa-Metal con stacchi e riff veloci di doppia cassa e chitarre accordate con note abbassate e racconta di una partenza, di un distacco dopo una sofferenza che lascia “morti dentro”.
“Now And Forever” attacca con bordate metalcore di doppia cassa e chitarra ma poi procede come una marcia post-grunge, come gli altri brani dell’album che tengono insieme il meglio dei generi che appassionano questo autore e i suoi virtuosi compagni di viaggio. Il testo è uno dei “quadri” emozionali di questo album, stavolta tutti diversi, che, come annunciato nel comunicato dell’etichetta, a differenza del precedente, non è un concept album. Ma sarà vero? La sensazione di essere in bilico fra la capacità di resistere e la sconfitta imminente è il tema di questo brano che però trova una risposta nel successivo, “If Not For You”: la ragione di vita è un “amico” che “viene alla vita” (il figlio secondogenito nato durante la pandemia, a cui è dedicata anche la Title Track? Ma…non è che alla fine è un concept album anche questo?).
Mitragliate di batteria e riff ripetitivi sulle corde acute accompagnano questo mid-tempo ballad dalle melodie distese e cantabili, in cui non manca l’ipervirtuoso assolo finale. Lo stomper “Thrown Further” inizia con un riff stile Modern Rock che si mischia a una base che chiederebbe dello “scream”, ma nella consueta atmosfera cross-genere riceve invece cori accessibili con il contributo di Friedman, chitarra e seconda voce di questa line-up. Il testo ci riporta in territori di incertezza e battaglia contro il destino. Quindi… sembrerebbe proprio un concept album.
L’attacco coi cannoni del brano successivo, “Let That Be Us”, non migliora la situazione, perché “la vita ci cambia” e “non saremo mai più gli stessi”, canta Tremonti fra raid di batteria e chitarra che tengono il brano lontano dalla classifica pop anche se incastrato dentro c’è uno dei “chorus” più cantabili dell’album. “The Last One Of Us”, introdotto da uno strumming di chitarra acustica e da un tempo Nu-Metal che ricorda gli Incubus, canta di un soldato sopravvissuto, o sempre dell’ultimo nato? Il tutto sottolineato dall’assolo forse più ispirato dell’album. E… sì, è un concept album.
“In One Piece” è un ennesimo riferimento alla battaglia metafora della vita, ancorato su plettrate forsennate e doppia cassa che mantengono alta la tensione dell’album, ormai chiaramente un concept. “Under The Sun” è uno stomper su cui si a voce spiegata Tremonti canta ancora la sfida del vivere, chiedendo la promessa di un sostegno, mentre in “Not Afraid To Lose”, il pezzo più solare dell’album, una promessa viene invece rinnovata, quella di restare a fianco di chi ci sostiene. Il mid-tempo “Bleak”, introdotto da strofe con echi orientali che ci ricordano i System Of A Down, procede nel ritornello forse più “catchy” dell’album con un testo in cui sembra essere affrontato un nemico che stavolta non è la vita. Ma non c’è tempo di riflettere perché una pattuglia di carri armati metallici ci travolge in Would You Kill, una domanda inquietante che ci fulmina nel pezzo più breve dell’album.
Il finale è affidato al tempo ternario di “Marching In Time”, in cui la pulizia della voce e la precisione strumentale quasi da Dream Theater nascondono le emozioni dietro questa marea sonora, inno a non arrendersi di fronte alle difficoltà del mondo, che Tremonti dedica al figlio.
Così si chiude questo epico concept album che racconta le diverse sfaccettature della battaglia che ogni giorno si combatte vivendo, resa più evidente dal periodo di emergenza che abbiamo passato, e le armi che abbiamo per sopravvivere nei momenti peggiori; che non sono il ferro e fuoco, come potrebbe essere richiamato dal bombardamento strumentale dei Tremonti, ma le persone che ci sono vicine, nuovi arrivati o vecchie conoscenze, che sono invece cantati dalla sempre limpida voce del fondatore della band.
Articolo di Nicola Rovetta
Tracklist “Marching In Time”
- A World Away
- Now And Forever
- If Not For You
- Thrown Further
- Let That Be Us
- The Last One Of Us
- In One Piece
- Under The Sun
- Not Afraid To Lose
- Bleak
- Would You Kill
- Marching In Time
Line Up Tremonti
Eric Friedman – Rhythm and lead guitar, backing vocals, keyboards / Mark Tremonti – Lead and rhythm guitar, lead vocals / Ryan Bennett – Drums, percussion / Tanner Keegan – Bass guitar, backing vocals
Tremonti online:
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