Arriva da lontano questa strana onda di suoni che mescola generi, sensazioni, accordi, urla e canti. Uscito il 23 giugno per Hopeless Records “Suicide and Sunshine” dei Trophy Eyes è un disco che annuncia ciò che contiene già dal titolo: la disperazione rabbiosa di un concetto come il suicidio e la luce del sole. Il suicidio si trova nelle parti più pesanti e in cui il cantante John Floreani usa sapientemente uno scream possente ma mai sguaiato, mentre la luce del sole come quando finisce un temporale spunta nelle melodie che sembrano quasi un altro disco, un’altra band, un altro interprete. Ma non lo è.
“Suicide and sunshine” è il quarto album che i Trophy Eyes pubblicano con la loro label attuale e sembra che l’intenzione di questo disco sia quella di allargare il compasso, cioè di poter risultare piacenti a un pubblico sempre più vasto. Intento che si legge piuttosto chiaramente, ma che non risulta troppo pretenzioso. Le carte da giocare ci sono: bisogna giocarle. Una produzione di gran livello incolla le parti dei quattro di Newcastle, e questo è un grandissimo merito perché solo un gran lavoro di studio, pre e post produzione può rendere credibile un songwriting così disomogeneo, e proprio per questo interessante. Le parti di elettronica si innestano al meglio nei brani e fungono da insospettabile scheletro più che da contorno.
14 tracce di cui la prima fa solo da opening: in meno di un minuto è come leggere le istruzioni per l’uso di uno strano oggetto di cui non si conosce bene il funzionamento. E queste istruzioni dicono: “imbucati nel party più esclusivo e fighetto della tua città, metti questo disco, dai play, alza di 6 tacche il volume e scappa”. Non sempre mi trovo d’accordo sulla scelta dei singoli, una volta ascoltato l’intero disco. Anche in questo caso posso dire la stessa cosa. Sono 3 i brani pubblicati come singoli estratti da “Suicide and Sunshine” e accompagnati dai relativi video: “People Like You” “What Hurts the Most” e “Blue Eyed Boy”. Se per il primo sono in pieno accordo, avrei scelto altre due tracce come “OMW” dal riffage più spinto e la più vellutata “Sweet Soft Sound” che spicca proprio per morbidezza sonora e armonica rispetto alle altre.
Se mi avete già letto in queste pagine avrete forse intuito che non amo parlare di un disco track by track ma più nel suo complesso, forse perché sono ancora romanticamente legato alla forma vinile che suona più da opera che da one shot su spotify. In questo frangente parlo di un disco di un quartetto di ragazzi australiani che mi ha fatto piacere ascoltare proprio come opera artistica, cioè come lavoro creativo, come linguaggio emozionale.
Un linguaggio per essere tale deve fare arrivare un messaggio e il messaggio che mi è arrivato è di dualità. Una bella e una bestia, un Dr. Jeckill e un Mr. Hyde, un re bianco e un re nero in una scacchiera moderna in cui le regole ci sono ancora, ma sono sfibrate dal tempo che passa, dalla tanta musica ascoltata e suonata dai Trophy Eyes. È come se all’inizio i pezzi della scacchiera si trovassero tutti disposti e arrivati a “Epilogue” pedoni, alfieri, torri, cavalli fossero sparsi disordinatamente per terra.
Un disco che toglie convinzioni più che metterne.
Evviva. E giochiamocela questa partita!
Articolo di Bruno Giraldo
Track list “Suicide and Sunshine”
- Sydney
- Life in Slow Motion
- People like you
- My Inheritance
- Blue Eyed Boy
- Runaway Come Home
- Burden
- Sean
- What Hurts the Most
- OMW
- Kill
- Sweet Soft Sound
- Stay Here
- Epilogue
Line up Trophy Eyes: John Floreani voce / Jeremy Winchester basso, sax, cori / Blake Caruso batteria / Andrew Hallett chitarre
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