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Wet Floor “La Città Era Piena di Rumore”

Garage Rock, un passo dietro al Punk, qualche eco di Blues

Stiamo attendendo con impazienza il 10 aprile 2020, giorno dell’uscita di “La città era piena di rumore”, terzo full-lenght dei Wet Floor, band brianzola composta da Andrea “Staglia” Staglianò impegnato alla voce e alla chitarra, Luca “Luke” Erba al basso e ai cori e che vede in Stefano “Nino” Crippa alla chitarra e Fabio Donghi alla batteria il valore aggiunto per l’incisione di questo disco registrato al Toxic Basement Studio.

I Wet Floor, iniziano a proporsi al pubblico milanese nel 2011, anno in cui diedero alla luce “L’effetto del curaro”, anch’esso autoprodotto. “Profezia in 12 pezzi” viene invece rilasciato nel 2014. Dal lancio di questo EP ne scaturisce un fitto calendario live che li vede esibire nei più importanti club della Lombardia quali Bloom, Carroponte, Circolo Ohibò – tra gli altri – in apertura ad alcune importanti band come i Fast Animals & Slow Kids, Gazebo Penguins, Giorgio Canali, Voina, Giorgio Ciccarelli e Canova, solo per dirne alcuni, senza tralasciare anche qualche concerto fuori regione.

Strana coincidenza che l’uscita del nuovo album coincida con un momento in cui le nostre città sono vuote di rumore. Questo disco può e deve essere il segnale che con la musica, e di esempi ne abbiamo visti tanti – troppi – possiamo tornare ad inondare le strade di note, suoni… rock! Musica come terapia, quindi, e bella anche la coincidenza che il primo singolo estratto si intitoli “Rock Therapy”, fuori oggi.

I Wet Floor si definiscono, pur nella riduttività del termine, una band Garage Rock, dal suono non troppo sporco, un passo dietro al Punk, nel quale è possibile anche scorgere qualche eco di Blues in linea con la tradizione dell’Indie Rock italiano, quello VERO, quello dei Marlene Kuntz e degli Afterhours. Si presentano all’appuntamento di questo 2020 così impattante con un disco che lo è altrettanto; dieci pezzi, tanti i temi trattati al suo interno.

Colpisce senz’altro “La città era piena di rumore”, title track scelta non a caso, ben sostenuta da un suono compatto, per vivere il rischio del tempo che stringe, così convinti che qualcosa può cambiare. Non so quando abbiano composto questo brano, ma suona così profetico rapportato a questo particolare periodo, in cui abbiamo finalmente tempo e modo di riflettere sul frastornamento interiore.

Mi è capitato di soffermarmi molto su “Rock Therapy” che ho avuto l’opportunità di ascoltare prima della sua diffusione. La scelta dei singoli non deve essere lavoro facile per un gruppo, credo che, da genitore, somigli a qualcosa tipo esprimere preferenza sui figli. Facessi io parte di una band, probabilmente, li farei uscire tutti, ma come sempre succede, è necessario fare delle scelte; ed eccolo qui, quindi, il brano che apre all’ascolto questa nuova immersione nel sound dei giovani brianzoli. Un inizio solenne, di sostanza, gli strumenti suonano senza troppe manfrine, puliti ognuno nel suo canale, con un basso graffiante. Sarebbe molto più terapeutico mandare tutto al diavolo, concordo!

Se riavvolgiamo la playlist dall’inizio, troviamo, dopo una breve intro, “Icaro”. Qui le influenze punkettare si fanno sentire, una chitarra stile Blink 182 qui, qualche acuto Sum 41 di là. “Solstizio” e “Congiunzione astrale” ne mantengono alto il ritmo. Seguono “L’ultima Sigaretta” e “Tokyo”. Nell’ultima parte dell’album riscontriamo un leggero cambio di battute. Incontriamo “Lettere di Natale” e “Dono di natura”.

Mi rendo conto di condurre una piccola battaglia personale volta a fare il possibile per far aprire le porte della percezione musicale alla qualità. I Wet Floor rientrano sicuramente in questa categoria e anzi, meriterebbero molte più opportunità per poter diffondere le loro composizione ovunque nello Stivale. In un’epoca in cui non mancano i mezzi per educarci al bello e al buono, non abbiamo neanche più l’attenuante della mancanza di tempo. Scoprire, conoscere, approfondire. Se siete alla ricerca di uno stimolo, i Wet Floor fanno al caso vostro.

Articolo di Andrea Scarfì

Track list “La Città Era Piena di Rumore” 

1. Intro
2. Icaro
3. Solstizio
4. Congiunzione astrale
5. L’ultima sigaretta
6. Tokyo
7. La città era piena di rumore
8. Rock Therapy
9. Lettere di Natale
10. Dono di natura

Line up Wet Floor: Andrea “Staglia” Staglianò voce e chitarra / Luca “Luke” Erba basso e cori / Stefano “Nino” Crippa chitarra / Fabio Donghi batteria

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