Vi è mai capitato di riordinare un vecchio cassetto e trovare una foto sbiadita di voi stessi, magari di qualche decennio fa? Uno scatto con i bordi un po’ spiegazzati, dove i segni del tempo non avevano ancora lasciato il loro marchio e vi sembrava di essere in una forma sorprendentemente buona? Scommetto di sì. La storia dietro “The Lost Demo” degli Zu è, in un certo senso, simile: un ricordo sepolto nel tempo, riemerso inaspettatamente.
Correva l’anno 1995 quando tre giovani musicisti – Jacopo Battaglia, Luca T. Mai e Massimo Pupillo – tra un lavoro precario e l’altro, trovavano rifugio in sala prove. La loro ricerca d’identità musicale li portò alla creazione del loro primo demo, registrato su cassetta. Come spesso accade, quelle cassette finirono dimenticate, fino a quando, molti anni dopo, una copia rimasta intatta venne ritrovata. Il 14 giugno, sotto l’etichetta Subsound Records, è rinata come “The Lost Demo”.
Da quei giorni lontani, gli Zu hanno intrapreso un percorso straordinario, pubblicando più di quindici album e conquistandosi una voce unica e inconfondibile nel panorama musicale. Eppure, “The Lost Demo” offre uno sguardo affascinante sulle loro origini: cinque tracce per meno di mezz’ora di musica, intrise di un’energia giovanile che non si incasella in nessun genere preciso, ma che fluisce liberamente tra diverse influenze. La spontaneità del progetto ricorda la prima ondata del Krautrock, senza però aderire a un’etichetta fissa.
Il demo si apre con “Villa Belmonte”, dove il sax si impone come protagonista, sostenuto da una base ritmica dominata da un basso aggressivo. Il risultato è una sorta di Jazz schizofrenico, preludio dello stile sperimentale che diventerà il marchio di fabbrica degli Zu. Lo stesso approccio si ritrova in “Cane Maggiore” e “Shin Jin Rui”, dove una struttura sincopata si amalgama in maniera sorprendentemente fluida, pur mantenendo una certa spigolosità. Qui, chitarre quasi hardcore emergono a tratti, conferendo ulteriore profondità.
“El Niño” rappresenta una svolta, introducendo ciclicità espressiva e avvicinandosi a una Psichedelia embrionale, che richiama le suggestioni della scena musicale degli anni ’70. La vera essenza degli Zu, però, si manifesta con la traccia finale, “Film Nero”. In sette minuti, la band dimostra tutta la sua ecletticità, mescolando principi rudimentali di Free Jazz, Progressive Rock e una Psichedelia che ricorda i Gong, aprendo la strada a evoluzioni sempre più ardite e mai scontate.
“The Lost Demo” è una preziosa testimonianza di un’epoca in cui sperimentare era una priorità, senza vincoli di genere o la necessità di aderire a etichette predefinite. In un tempo in cui la musica si scopriva attraverso il passaparola, le recensioni sulle riviste di nicchia e i concerti, questa raccolta suona ancora fresca e sincera. I suoni, seppur acerbi, rappresentano il manifesto di una generazione che ha vissuto la musica come un’esperienza libera e autentica.
Articolo di Silvia Ravenda
Tracklist “The Lost Demo”
- Villa Belmonte
- Cane Maggiore
- Shin Jin Rui
- El Nino
- Film Nero
Line up Zu: Luca Mai, sax/ Massimo Pupillo, basso/Jacopo Battaglia, batteria
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